Titolo originale: Bill Burr: Let It Go
Nazionalità: USA
Anno: 2010
Genere: Stand Up Comedy
Durata: 65 min.
Regia: Shannon Hartman
Oggi ci apprestiamo a licenziare i sottotitoli di una pietra miliare della stand-up comedy più recente, quel “Let It Go” che innumeri ci hanno richiesto e che abbiamo sempre tardato a pubblicare solo per farvi dispetto.
Girato al leggendario Fillmore di San Francisco, “Let It Go” è lo show della consacrazione di Burr, a due anni di distanza dal già ottimo “Why Do I Do This?”. Lo show si presenta da subito con le stigmate del classico, sin dall’apertura, potentissima, sull’utilità di una bella epidemia per sfoltire questo triste gregge che chiamiamo umanità.
“Let It Go” è tutto un susseguirsi di bit divenuti in breve tempo i più classici e noti di Bill Burr, qui al suo meglio anche dal punto di vista della presenza scenica e della straordinaria mimica che butta sul palco con esiti esilaranti.
I bersagli dello show sono quelli consueti, a cominciare dall’ipocrisia delle convenzioni sociali che infetta ogni aspetto della nostra vita quotidiana e che Bill svela a colpi di ironia sempre più cruda e volgare, peraltro abbondantemente compensata in questo show da un grado di sincerità che ha pochi pari sulla scena comica odierna. I frequenti riferimenti, sempre divertentissimi, ma venati da una profonda nuance esistenzialista, al suicidio, alla rinuncia ai propri sogni, allo sfacelo della vecchiaia, ne sono una sufficiente testimonianza.
Ma come in tutti comici di razza ogni momento di depressione viene superato da una vis comica potentissima e dall’approccio, spesso apparentemente paradossale, che Burr ha nei confronti di ogni argomento, come in uno dei suoi pezzi più celebri, “Il lavoro più difficile del mondo”, che qui vi proponiamo nella versione TV al Late Show di Letterman.
Come già sapete, nessun argomento è al riparo dall’interpretazione comica di Burr: sesso, razzismo, bambini (e chi altri se non lui poteva litigare con un bimbo di cinque anni?), politicamente corretto, deriva tecnologica, relazioni fra i sessi finiscono tutti nel calderone delle cose che Bill non può proprio “lasciare andare”. Il tutto condito con abbondanti dosi di sproloquio, che servono a superare la più orribile delle maledizioni: trovare in ogni piccola cosa un motivo di rabbia e sconforto, fino a meditare il suicidio nelle sue più svariate forme.
D’altra parte mica vorrete rinunciare alla vostra virilità, solo per stare meglio e liberare i vostri sentimenti, o no?
Nonostante la rabbia potente e divertita che permea tutto lo spettacolo, c’è spazio anche per la gioia pura e semplice, come nel lungo racconto – forse il momento migliore dell’intero special – in cui Bill ci parla di quando ha adottato un pit bull, dall’iniziale e ovvio litigio con la fidanzata, ad un crescendo sempre più divertente in cui l’ostilità che nutriva verso il cane sfocia in vero e sempiterno amore.
Recensione: comedybay.it
I’m A Fucking Dreamer man !