Titolo originale: Bergman Island
Paese di produzione: Svezia
Anno: 2021
Durata: 112 min.
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Mia Hansen-Løve
C’è una sorta di ironica malinconia che percorre l’ultimo film di Mia Hansen-Løve, che con tenerezza rivolge lo sguardo alla propria biografia, rimestando e attingendo dal rapporto con l’ex compagno Olivier Assayas. In concorso all’ultimo festival di Cannes e ospite della sezione Surprise al Torino Film Festival, Bergman Island si presenta come una riflessione metacinematografica sul processo creativo che rilegge e teorizza il cinema di Ingmar Bergman non solo attraverso le opere, ma soprattutto attraverso i luoghi e gli oggetti che sublimano lo scorrere di altre esistenze e l’aprirsi a nuove possibilità, tracciando inediti percorsi da seguire sotto la guida fantasmatica di uno dei più grandi maestri del cinema.
Tony (Tim Roth) e Chris (Vicky Krieps) sono una coppia di cineasti americani. Si sono amati, hanno avuto una figlia e portano avanti una relazione amicale, di stima, rispetto e tenerezza, ma scevra di connotazioni erotiche. Arrivano nell’isola svedese di Fårö, al largo del Mar Baltico, in cui Bergman ha trascorso gli ultimi vent’anni della sua vita e dove ha concepito e girato alcuni dei suoi film più conosciuti, tra cui Come in uno specchio, Persona e Scene da un matrimonio. In cerca di ispirazione per i loro progetti, i due conducono vite separate, ma restano entrambi affascinati dall’aura che l’isola emana. Mentre Tony partecipa alle visite turistiche alla scoperta dei luoghi che hanno ispirato il Maestro, Chris si lascia trasportare dall’istinto e dall’improvvisazione insieme ad Hampus, un giovane studente di cinema, suo mentore e complice in un percorso di disvelamento molto più intimo e autentico. Tony, affermato, sicuro di sé e celebrato, partecipa a cicli di proiezioni e seminari in cui Bergman è oggetto di culto sacrale, con altero e sarcastico distacco. Dal canto suo Chris, promettente ma incerta, si muove leggiadra nelle stanze di casa Bergman, osservando e sfiorando incantata cimeli, libri e souvenir. Sull’isola aleggia un’atmosfera rarefatta che inneggia alla vita attraverso continui richiami alla morte, in cui Chris trova il nutrimento necessario per scrivere la sua sceneggiatura.
In breve tempo la realtà lascia spazio all’immaginazione, i due piani si confondono, sovrapponendosi e contaminandosi. Sullo schermo si materializzano Amy (Mia Wasikowska) e Joseph (Anders Danielsen Lie), un tempo amanti, tra cui scoppia nuovamente la passione, nonostante entrambi abbiano altre vite e altri compagni. Hansen-Løve usa lo stratagemma della cornice narrativa senza pretesa di originalità. L’ambizione teorica che apre il film e si esplicita a partire dal titolo, si svela dunque come scenario concettuale in cui inserire una storia d’amore e tradimento, tenera e carnale, tormentata e sensuale. Hansen-Løve dimostra di aver appreso la lezione di Bergman, lo omaggia con intelligenza, fascinazione ed ironia, ma trovando il modo di contrapporre la propria personale idea di cinema. E attraverso un gioco di intrecci, la regista fonde piani narrativi, temporali e teorici, persone e personaggi, esistenze reali e vite di fantasia, proiezioni inconsce e presenze tangibili, amori passati e relazioni presenti, desideri latenti e necessità concrete, realizzando un film concettualmente sofisticato che racconta con dolcezza e indulgenza l’impossibilità di un distacco definitivo.
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