BEASTS OF THE SOUTHERN WILD (SubITA)

Titolo originale: Beasts of the Southern Wild
Nazionalità: USA
Anno: 2012
Genere: Drammatico, Fantastico
Durata: 93 min.
Regia:

Il crollo del delta del Louisiana in seguito a una violenta tempesta produce effetti devastanti su tutta la zona. Le acque inondano ogni cosa, animali preistorici sembrano essere venuti fuori dalle loro tombe e la popolazione è costretta a confrontarsi con i propri istinti e sentimenti contrastanti, come l’amore, la disperazione, la tenerezza e il senso di perdita, in un crescendo di violenza derivante dalla della perdita del finora conosciuto. Qui, in mezzo a catastrofi e macerie, vive Hushpuppy, una bambina di sei anni che accudisce il padre gravemente malato e che presto partirà in un viaggio alla della mamma.

Hushpuppy!
Il livello delle acque si alza, sommergendo intere regioni, e animali di un lontano passato si risvegliano in questa favola di una bambina di sei anni chiamata Hushpuppy, che vive col padre ai confini del mondo…

L’esordio al lungometraggio di Benh Zeitlin, Re della terra selvaggia, presentato nella sezione Un Certain Regard della sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes e in corsa per la Camera d’Or, gronda creatività e vitalità, talento visivo e tecnico, capacità di scrittura. Sì, senza dubbio una delle più liete sorprese della mastodontica kermesse transalpina, già premiata al Sundance [1]. Zeitlin mescola favola e melodramma, suggestioni fantasy e riferimenti all’uragano Katrina, effetti speciali e stralci di Mark Twain: un lungometraggio ambizioso, sostenuto da una giovanissima e memorabile protagonista, Quvenzhané Wallis, che speriamo di rivedere presto sul grande schermo.

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In questo viaggio di formazione, una sorta di quest fanciullesca che sembra mescolare The Road e Mad Max, La storia infinita e When the Levees Broke: A Requiem in Four Acts [2], è deflagrante l’apporto della piccola attrice e la capacità di Zeitlin di gestirne il talento: dalla voce narrante ai primi piani del suo volto, che assumono la dimensione di paesaggi emotivi, la presenza di Quvenzhané Wallis è un inno alla gioia, all’energia inarrestabile dell’infanzia, alla capacità di rigenerarsi della natura, della vita. Nel desolante panorama post-inondazione – un post-apocalittico che riesce a tramutarsi in cruda cronaca del non intervento del governo Bush nel 2005 – e nella del bayou [3], questo cucciolo d’uomo lotta per la sopravvivenza fisica, emotiva e morale con inaudita e commovente forza. Zeitlin, autore anche della sceneggiatura con Lucy Alibar, gioca sul contrasto tra il fisico minuto e l’inarrestabile energia, anche rabbiosa, che ne scaturisce. Una risposta poetica alla tragedia, alla perdita dei genitori, alla condizione di povertà.

Re della terra selvaggia è un indie che sfugge ai cliché oramai abusati e compromessi del cinema indipendente statunitense, andando a pescare a piene mani tra le suggestioni visive e sonore di Terrence Malick. Non dissimile da The Dynamiter (2011) di Matthew Gordon per energia e performance recitative, il lungometraggio di Zeitlin è il perfetto contraltare del misconosciuto capolavoro sull’ Riflessi sulla pelle (1990) del londinese Philip Ridley: Hushpuppy è la che mancava nell’animo nero di Seth Dove. Ma non solo. È l’incarnazione della forza d’animo della comunità del delta del Mississippi, è la giovane eroina capace di tornare a una dimensione naturale, quasi una figura messianica. Una Nausicaä di sei anni.

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Zeitlin disegna un in bilico tra il recente passato (Katrina) e un futuro prossimo, in cui lo sviluppo tecnologico, i ritmi della contemporanea e l’ alle problematiche ambientali non sembrano trovare posto. La risposta ai disastri (in)naturali è negli occhi di Hushpuppy, nella sua avventura, nella capacità di ripartire dalle macerie, nella lungimiranza di non accumulare ma di riciclare. La principessa del delta del Mississippi arriva su barche di fortuna, fatte di lamiera, legno e pneumatici.

Note
1. Ogni anno il vincitore del Sundance è automaticamente selezionato nella sezione Un Certain Regard. L’anno scorso era toccato al fortunato La fuga di Martha di Sean Durkin.
2. When the Levees Broke: A Requiem in Four Acts (2006) è una mini-serie documentaria realizzata per il canale televisivo HBO da Spike Lee. Ha vinto il premio Orizzonti alla 63a Mostra del Cinema di Venezia.
3. Il bayou è un ecosistema tipico del delta del Mississippi.

Recensione: quinlan.it

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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