Titolo originale: Ascent
Paese di produzione: Paesi Bassi, Giappone
Anno: 2016
Durata: 80 min.
Genere: Drammatico, Visionario, Sperimentale
Regia: Fiona Tan
Avvolta da grigie nubi, la cima del Monte Fuji si riesce a malapena a distinguere. Vulcano dalle molte facce, il monte ha un’importanza culturale e simbolica incommensurabile. La sua descrizione è molto vivida nelle lettere e nelle fotografia che Maria, una donna inglese, riceve da parte del suo defunto compagno giapponese Hiroshi. Partendo da tale spunto, la regista Fiona Tan descrive il Monte Fuji ricorrendo all’uso di oltre 4500 immagini di varia natura, scattate nel corso di 150 anni: dai primi esempi di fotografia in Giappone nel XIX secolo agli scatti di propaganda militare americana, passando per le xilografie di Katsushika Hokusai.
Fiona Tan ha realizzato Ascent utilizzando oltre 4000 fotografie che ritraggono il Monte Fuji, scattate nell’arco degli ultimi 150 anni. L’artista afferma infatti: “Volevo creare un’opera cinematografica con la sua antitesi—un film realizzato unicamente da immagini fisse.”
Accompagnato dalla voce dei due protagonisti—una donna e un uomo—lo spettatore è guidato in un’immaginaria ascesa al Monte Fuji che supera divisioni geografiche culturali e temporali. Il film è una sorta di saggio cinematografico, un esperimento tra i generi della fiction e del documentario. La narrazione affronta temi quali il visibile e l’invisibile, la lontananza e la vicinanza, allargando i confini che separano l’immagine fotografica da quella in movimento. Evocando la complessità emotiva di Hiroshima Mon Amour di Alain Resnais e le intuizioni del film Sans Soleil di Chris Marker, Ascent esplora le intersezioni tra la cultura e l’arte giapponese e quella occidentale, da Van Gogh alla famosa Grande onda di Hokusai.
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