Titolo originale: Amulet
Paese di produzione: UK, Emirati Arabi
Anno: 2020
Durata: 99 min.
Genere: Horror, Poliziesco
Regia: Romola Garai
Un giovane viene condotto in una casa fatiscente per prendersi cura di una donna e della di lei anziana madre morente. Innamorandosi della donna, inizia a nutrire il sospetto che sia stata resa schiava da un demone. Decide allora di combattere contro la creatura e di salvarla ma non tutto è come sembra.
Romola Garai, classe 1982 è principalmente un’attrice. Almeno, lo è stata fino al 2020 quando ha deciso di passare dall’altra parte della cinepresa per dirigere l’intenso horror Amulet, recentemente visto al Monsters Taranto Film Festival. E cominciamo la recensione dicendo che il film è una vera e propria sorpresa.
In Amulet vediamo in scena quattro personaggi: Tomaz, ex soldato tormentato dal passato, Magda, ragazza tanto strana quanto premurosa, la madre malata di Madga che vive rinchiusa nella soffitta di casa e una suora particolarmente interessata a dare una mano a Tomaz. Personaggi che, senza entrare nello spoiler gratuito, nascondono delle (s)piacevoli sorprese.
Il film è avvolto da un’atmosfera oscura e malsana che, a tratti, ricorda il buon vecchio Cronenberg con il suo amato body horror, farcito di mutazioni e stranezze varie. Anche l’ambientazione fatiscente e i personaggi borderline ricordano in parte il lavoro del cineasta canadese. Lo svolgimento è lento, si prende i suoi tempi per mostrarci i personaggi nei loro lati più deboli e umani, che non necessariamente sinonimo apprezzamento nei loro confronti. Si sviluppa un sentimento contrastante verso di loro, una sorta di empatia/repulsione che aumenta con lo scorrere dei minuti.
Lo svolgimento stesso, oltremodo lento ma non per questo meno avvincente, riserva diverse sorprese inaspettate che elevano il prodotto a qualcosa di nuovo, febbricitante, fuori dagli schermi e dannatamente affascinante. Una ottimo lavoro che, data la sua messa in scena al di fuori del commerciabile, ahimè in pochi apprezzeranno.
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