ALLEGRO (SubITA

Titolo originale: Allegro
Nazionalità: Danimarca
Anno: 2005
Genere: Drammatico, Fantascienza, Sentimentale
Durata: 88 min.
Regia: Christoffer Boe

Dopo titoli come Festen, L’eredità e Non desiderare la donna d’altri, Ulrich Thomsen, attore-feticcio del nuovo cinema danese, presta nuovamente con efficacia i tratti severi del suo volto a un personaggio tormentato. Questa volta, però, si sconfina nel metafisico.

Zetterstroem, prodigio che ha sacrificato gli affetti all’arte, sembra trovare l’ della sua vita nella bellissima Andrea. A seguito della loro rottura, però, tutto cambia: Zetterstroem si trasferisce a New York, e il suo passato, rimasto “fisicamente” a Copenhagen, esplode all’interno della divenendo la “Zona”, uno spazio impenetrabile protetto da un muro invisibile. Finché, un giorno, un misterioso invito riporta il protagonista a e ad indagare sul mistero della “Zona”.

Allegro, secondo lungometraggio del regista danese Christoffer Boe, è un film “delicato” girato, nella prima parte, quasi sottovoce, o meglio, come se la cinepresa, al posto delle dita, sfiorasse appena il piano. Andrej Tarkovskij, rispose così a chi gli chiese insistentemente che cos’era la “Zona” nel suo film, “Stalker”: “La zona è la “Zona”, la zona è la vita: attraversandola l’uomo o si spezza o resiste” e così vale anche per la “Zona” rappresentata nel film di Boe, Allegro.

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Ma si può ancora continuare con le parole di “Tarkovskji: “Tutto si riduce a questa semplice particella elementare, l’unica su cui l’uomo può basare la sua esistenza: la capacità di amare. Capacità che l’umanità rischia di perdere: occorre farla crescere nell’anima di ciascuno”. Nel film infatti l’ può diventare la chiave per ritrovare l’accordo giusto per la propria vita, se solo si ha il di accettare la debolezza e l’imperfezione dei sentimenti.

Zetterstrøm ha una seconda chance: riprendersi i e un passato forse scomodo ma che, se dimenticato, annulla anche la musica che si ha dentro. Un oltre alla tecnica deve mettere nella musica anche la sua passione, il suo amore: negarlo significa negare la realtà, per quanto può reggere tutto questo? Prima o poi quella parte nascosta (nel film la “Zona” di Copenaghen, un luogo fisico impenetrabile da chi non accetta di ricordare) uscirà fuori per “accordare” Zetterstrøm, quel bimbo biondo abituato a nascondere nelle scatole i vecchi giochi che non vuole più usare.

Andrea (interpretata dall’affascinante modella danese Helena Christensen) è la fidanzata di Zetterstrøm: l’unica che riesce a scuoterlo dalla sua totalizzante per la musica. Con il suo sguardo dolce e innamorato, lo rende felice e al sicuro. Ma la vitalità di Andrea non basta a scrollargli di dosso un animo incerto e incapace di dimostrare agli altri i propri sentimenti: lei vuole avere un bambino, lui no e senza un perché, lei lo lascia. Zetterstrøm, invece di reagire, di rincorrerla come “banalmente” ci si aspetterebbe, decide di dimenticarsi di lei, del suo cappello rosso, delle loro passaggiate serali, della volta in cui lei gli ha detto: “Ti amo, mi credi?”.

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Passano molti anni, ormai lui si è trasferito a New York, il passato non esiste più. Eppure Zetterstrøm accetta di tornare in Danimarca per un concerto e così riaffiorano i ricordi. “La Zona”, uno spazio chiuso in cui non si riesce a passare, è il risultato di questo rifiuto a ricordare: tutto il rimosso è rinchiuso là dentro, solo Zetterstrøm può entrare e riprenderselo.

Ma niente è così facile, anche i fanno male e forse, è troppo tardi per poterli cambiare.

Recensione: nonsolocinema.com

By Anam

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