
Titolo originale: Sveto mesto
Paese di produzione: Jugoslavia
Anno: 1990
Durata: 90 min.
Genere: Horror, Drammatico,
Regia: Djordje Kadijevic
Diretto da Đorđe Kadijević, regista del fascinoso film vampiresco Lepritica, Sveto Mesto è un horror basato sulla racconto di Nikolai Gogol dal quale nel 1967 i registi Konstantin Eršov, Gueorgui Kropatchev aveva già diretto una trasposizione intitolata Vij, bellissimo horror prodotto durante il periodo sovietico.
Da precisare che Sveto Mesto non è un remake di Vij, è un film tratto dallo stesso racconto e ambientato in Yugoslavia, per la precisione nell’attuale Serbia.
Il protagonista è il prete Toma che si presta però a diversi vizi, è studioso di teologia ma non è per nulla uno studente modello ne un prete integerrimo. Misteriosamente riceve richiesta dalla ricca famiglia Zupanski di adempiere alle preghiere, in presenza, per la scomparsa di una giovane donna, Katarina, che scoprirà essere la ragazza con cui ha avuto rapporti carnali durante uno notte tenebrosa e stregata e che le è morta tra la braccia. Toma dovrà passare tre notti da solo dentro la chiesa con il cadavere di Katarina, durante queste notti accadranno eventi al di fuori del normale.
Il film è pregno di atmosfera, la messa in scena e la fotografia sono cupe e oscure e la regia di Kadijević riesce a costruire immagini suggestivi donando forza visiva anche all’ambientazione.
Il formato scelto per Sveto Mesto è il 4:3, questo oltra a donare una certa forma classica al film, racchiude la narrazione e le inquadrature dando quindi una sensazione mistica alla storia. Ciò è enfatizzato nelle scene all’interno della chiesa, di notte, dove Toma è di solo in preda al panico al cospetto del cadavere di Katarina che però si anima aumentando, ancor maggiormente, il terrore che prova il prete.
La regia di Kadijević crea momenti e inquadrature suggestive, spettrali, sfrutta molto bene l’ambientazione notturna che unita alla nebbia crea toni misteriosi che ben si addicono alla narrazione.
Notevole è anche l’utilizzo dello spazio scenico, gli interni son ben gestiti, le inquadrature sono spesso centrali, come quelle della salma di Katarina che donano forza espressiva e inquietudine.
Ottime sono anche le scene in esterno, di notte, come quando Toma scortato dagli aiutanti della famiglia Zupanski, che si appresta ad entrare in chiesa, l’intera sequenza ha la giusta enfasi con la buona e tenebrosa immagine dei tre uomini di fronte alla chiesa avvolta dagli alberi per aumentare la carica di mistero.
Da evidenziare l’inquadratura inclinata, che denota la presenza del paranormale, quando l’anziana signora, dove Toma alloggia ad inizio film, si reca dal ragazzo con intenti sessuali.
E’ interessante notare come Toma dapprima rifiuta, allontana l’anziana signora che però si attinge ad assalire il protagonista, successivamente, dopo uno scontro, la signora si trasforma in Katarina e Toma non ha neanche un secondo di esitazione e si attinge immediatamente ad avere rapporti carnali, mostrando dunque la sua poca devozione al credo ecclesiastico.
Sveto Mesto non è un film che corre, ha un ritmo intenso che si prende i suoi tempi, mostra l’ambiente, la narrazione alimenta la carica spettrale e mostra eventi passati inerenti a Katarina e alla famiglia Lupenski.
Se la fotografia del film ha per la maggior parte colori e toni cupi, scuri, le sequenze del passato sono quasi in seppia, ciò rende il tutto ancora maggiormente surreale.
Oltre all’horror, gli echi spettrali, il film riesce ad avere anche una forte carica malsanamente erotica.
Il signor Lupenski si fa dipingere un quadro che raffigura la figlia Katarina nuda e tramite gli eventi del passato si viene a sapere degli strani rapporti e dinamiche della famiglia.
I cambi di aspetto di Katarina e della madre, il corpo della ragazza che diventa d’improvviso proprio quello della madre, rafforzano l’elemento stregonesco, per un film che pone anche accenni di vendetta in quanto Katarina, il suo corpo, è utilizzato per attirare gli uomini e poi mandarli in malora, come avviene ad esempio per l’addestratore di cani Nikita.
Kadijević crea tensione sia sotto l’aspetto horror tramite la messa in scena, la fotografia ma anche erotica ogni volta che Katarina attrae le sue vittime e nel momento catartico la regia vira anche sul grottesco con la strega, il corpo di Katarina che compie azioni per divertirsi mentre gli uomini sono terrorizzati.
Molto intensa è anche la sequenza tra Katarina e Lenka, la domestica della famiglia Lupenski, anche in questo frangente la tensione erotica è elevatissima e ben si congiunge agli elementi sovrannaturali e scuri del film, simbolica è anche la presenza del gatto, noto simbolo esoterico, del culto delle streghe, che graffia la stessa Lenka.
La terza notte che Toma passa al cospetto della salma di Katarina è il culmine di quanto scritto, l’ambientazione della chiesa non è barocca ma anzi è quasi spoglia, ad aumentare la carica spettrale, il prete è terrorizzato al massimo, cerca di ripararsi dentro un cerchio ma Katarina, la sua forza attrattiva supera tale ostacolo.
Il come regista inquadra la ragazza con la vestaglia bianca ha il suo impatto scenico così come l’esito che ha Toma, la bellissima inquadratura dall’alto con il corpo del prete steso a terra con le ombre degli appartenenti alla famiglia Zupanski che si avvicinano all’indomani della notte stregata.
Kadijević crea atmosfera e tensione, non utilizza jump scares, ma è tramite il punto macchina, la gestione degli scenari che crea momenti suggestivi.
Horror a tema streghe, fantasmi dall’impostazione classica che ha la sua forza nelle atmosfere ben ricreate, elementi da folk horror sono ben inseriti per un film che unisce la tensione, l’orrore, al grottesco e al soprannaturale.
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