A DESERT (SubITA)

Titolo originale: A Desert
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2024
Durata: 100 min
Genere: Horror, Noir, Thriller, Visionario
Regia: Joshua Erkman

Un fotografo in crisi, Alex, attraversa il Southwest americano in cerca di ispirazione e redenzione. Durante un soggiorno in un modesto motel incontra una coppia misteriosa, Renny e Susie Q, dal fascino folle e pericoloso. Quella che doveva essere una sosta rigenerativa si trasforma in una spirale di follia, violenza e paranoie che trascina anche la moglie e un oscuro investigatore privato in una notte che scava nell’anima dell’America più abbandonata.

La luce del deserto non è solo calore, è consunzione. A Desert modella i resti del West americano come cenere calda e li trasforma in teatro di una discesa psichica. Non è un road movie: è un rito iniziatico nell’entropia dell’immagine e delle ossessioni.

Joshua Erkman, alla sua prima lungometraggio, costruisce un ambiente in cui l’asfalto scioglie le identità, e la sabbia nasconde fantasmi e tracce di chi, prima di Alex, ha camminato senza lasciare segni. I racconti di fantasmi non servono più, il vero terrore è chi resta.

Alex Clark, interpretato da Kai Lennox, è un sopravvissuto in cerca di scatti memorabili: fotografie di cinema abbandonati, bandiere sbiadite, motel suicidi. Ma le immagini iniziano a controllarlo. L’incontro con Renny e Susie Q (Zachary Ray Sherman e Ashley B. Smith) è un cortocircuito: aria, miele e veleno. Erickman stringe la tensione come un mandala letale e la musica di Ty Segall crea un tappeto sonoro che sembra un cuore che batte sotto la sabbia.

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Il detective Harold (David Yow), figura affilata di cinismo e vizi, è l’incarnazione del paese che non vuole capire. Scivola nella follia, ma non si toglie la giacca. Un’America che si racconta allegorie da imbalsamare ma finisce per risuonare come un fantasma tra le dune.

La sceneggiatura zitta e tagliente alterna silenzi roventi a scatti violenti. Nessuna spiegazione, nessuna chiave. Solo suggestione, come in un viaggio allucinato tra le crepe della coscienza. È un film sul tempo che divora il futuro, sulla fotografia che non salva, ma brucia. “Un fantasma che ti entra dentro come un virus o una maledizione”, ha scritto qualcuno parlando di A Desert.

Ogni location è un monumento alla decadenza americana: ghost town vuote, motel cadenti, strade senza coordinate. Eppure, sono specchi. Ti guardi e vedi la tua assenza. Josh Erkman e il direttore della fotografia Jay Keitel (già di She Dies Tomorrow) costruiscono microcosmi che sembrano dipinti di un’utopia cannibalizzata.

Il climax non è un’esplosione, è una dissoluzione. La notte scende. E con lei cade ogni maschera. Gli ultimi fotogrammi non ti dicono “guarda”, ma “senti”. E il rumore del nulla ti espelle. Questo film, ve lo dico col tono di chi ha visto l’alba del controllo estetico, è una preghiera sussurrata da un visionario cresciuto a VHS e deserti.

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