WARD (SubITA)

Titolo originale: Sticenik
Paese di produzione: Jugoslavia
Anno: 1973
Durata: 46 minuti
Genere: Horror, Psicologico, Drammatico, 
Regia: Djordje Kadijevic

Sinossi:
Un giovane, sconvolto e in preda al panico, fugge disperatamente da un uomo misterioso vestito di nero, con cappotto e bombetta. Trova rifugio in un vicino ospedale psichiatrico, dove un medico apparentemente premuroso si prende cura di lui. Tuttavia, la calma che sembra avvolgere l’ambiente è solo un velo: ben presto emerge che non si può sfuggire al proprio destino, e la figura in nero continua a perseguitarlo come un’ombra metafisica, incarnazione del senso di colpa, della paura o forse della morte stessa. “Sticenik” diventa così una parabola sulla follia, la colpa e la condanna interiore, in cui il confine tra realtà e allucinazione si fa labile, come se la mente stessa del protagonista fosse il vero teatro dell’orrore.

Recensione:
Djordje Kadijevic è una figura cardine del fantastico jugoslavo, e “Sticenik” rappresenta una delle sue opere più enigmatiche e potenti. Girato per la televisione, il film si muove su una linea sottilissima tra il racconto gotico e la tragedia psicanalitica, tra l’incubo e la confessione. In appena tre quarti d’ora Kadijevic costruisce un mondo chiuso e asfissiante, dove il reale si deforma lentamente fino a diventare sogno, e il sogno, a sua volta, rivela il volto più crudele della realtà. L’ospedale psichiatrico diventa metafora del purgatorio, luogo di cura e insieme di prigionia, dove il protagonista non trova salvezza ma una verità finale che lo divora.

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Le interpretazioni sono intense, in particolare quella di Milan “Caci” Mihailovic, che incarna un uomo sbriciolato dall’angoscia e dal senso di persecuzione. L’uso della fotografia, in bianco e nero o dai toni smorti, accentua l’atmosfera di alienazione: il contrasto tra luce e ombra diventa linguaggio della mente, strumento di tortura visiva e psicologica. Kadijevic, con la consueta eleganza della sua messa in scena, evita l’horror convenzionale e punta sull’inquietudine dell’attesa, sulla sospensione, sulla costruzione di un labirinto mentale da cui non si esce.

“Sticenik” è una gemma perduta del cinema dell’Est europeo, un film televisivo che tuttavia possiede la densità simbolica di un’opera cinematografica di grande respiro. In esso convivono Kafka e Bergman, l’incubo di una coscienza sporca e l’ironia nera del destino. Come in molte opere di Kadijevic, la paura non è mai esterna: nasce dal dentro, dal dubbio di essere noi stessi il mostro che crediamo di fuggire.

Un’opera breve ma ipnotica, che andrebbe riscoperta e studiata come una delle più importanti riflessioni balcaniche sul terrore interiore, sulla psicosi e sulla natura ciclica della colpa. In “Sticenik”, la fuga non è mai un atto di libertà, ma un ritorno inevitabile verso il punto di partenza: l’abisso dentro di sé.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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