NO DOGS ALLOWED (SubITA)

Titolo originale: No Dogs Allowed
Paese di produzione: Germania
Anno: 2024
Durata: 106 min
Genere: Drammatico, Psicologico
Regia: Steve Bache

Sinossi:
Gabo, quindicenne, lotta per tenere nascosti i suoi impulsi pedofili, confidandosi solo su forum online. Incontra Dave, un uomo più grande che sembra comprenderlo. Quando Dave viene arrestato per sospetto abuso, Gabo è costretto a scegliere se testimoniare, esponendo anche i suoi segreti più oscuri.

C’è qualcosa di profondamente disturbante, ma anche umanissimo, nel film d’esordio di Steve Bache. No Dogs Allowed non è una denuncia, non è un film a tesi, e nemmeno un atto di accusa morale: è un viaggio dentro la zona più buia e silenziosa del desiderio umano. Quella in cui non si entra volentieri, dove ogni passo suona come un peccato, e ogni emozione diventa sospetta.

Gabo, il protagonista, ha quindici anni e vive intrappolato nel suo corpo in crescita come in una gabbia. Non è “malato” nel senso facile del termine, né un mostro: è un ragazzo che ha paura di sé stesso. Le sue conversazioni nei forum segreti del web sono confessioni mascherate da piccoli delitti verbali. Poi incontra Dave — un adulto che gli offre comprensione, ascolto, ma anche una pericolosa forma di specchio. Lì, nel riflesso, Gabo vede quello che potrebbe diventare.

Il film si muove come un animale ferito: lento, guardingo, ma pronto a colpire. Non c’è morbosità, eppure il turbamento cresce a ogni scena. Bache evita la pornografia emotiva, quella che spinge lo spettatore a voltarsi dall’altra parte solo per sentirsi puro. Qui nessuno è innocente, e nessuno viene assolto.
Ogni gesto di Gabo pesa, ogni sguardo è una dichiarazione di colpa e di desiderio. In una scena magnifica, quasi insostenibile, il ragazzo osserva il mondo dei “normali” e capisce che non esiste posto per lui — che la società tollera tutto tranne l’ambiguità.

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La regia è chirurgica e compassionevole insieme. Gli interni freddi, i toni slavati, la fotografia che si muove tra i blu della notte e i beige del giorno fanno pensare a un’agonia sospesa. Il ritmo è ipnotico, come un battito trattenuto. Non cerca di spiegare, ma di farti sentire addosso la vertigine del confine.

Il cuore del film è una domanda: si può essere buoni e al tempo stesso avere pensieri orribili? Bache non risponde. Ti costringe piuttosto a restare dentro quella domanda, a sentire la pelle che si tende, l’imbarazzo, la paura di capire troppo. È un film che scava nel disagio, che parla di impulsi senza giustificarli, e di redenzione come un miraggio che acceca più di quanto illumini.

Alla fine, No Dogs Allowed non parla davvero di pedofilia, ma di esclusione. Del modo in cui la società disegna linee di separazione tra i “noi” e i “loro”. Gabo è un simbolo della diversità inaccettabile, di chi non sa come incanalare la propria natura e finisce per odiarla. Non c’è compiacimento, ma una malinconia profonda, quasi cristallina: come se il regista avesse voluto accarezzare il male con la mano tremante di chi non lo vuole negare, ma neanche celebrare.

Un’opera difficile, rischiosa, che non ammicca a nessuno.
Uno di quei film che ti costringe a chiederti quanto il giudizio morale serva solo a coprire la paura.
E quando finisce, non ti senti sollevato — ti senti osservato.

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By Anam

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