NINA (SubITA)

Titolo originale: Nina
Paese di produzione: Brasile
Anno: 2004
Durata: circa 85 min
Genere: Thriller, Psicologico, Drammatico, Visionario, Animazione
Regia: Heitor Dhalia

Sinossi:
Ambientato nella São Paulo contemporânea, Nina è una giovane illustratrice di fumetti povera e sensibile, che sopravvive in una metropoli disumana. Abita con la padrona di casa, Eulália, una vecchia usuraia che la umilia quotidianamente: controlla la sua posta, sequestra il denaro che riceve dalla madre, perfino chiude la sua geladeira a chiave. Mentre lotta per resistere, Nina si immerge in fantasmi interiori e alla fine viene coinvolta in un crimine.

Nina non è semplicemente un film: è un battito instabile, un urlo sospeso tra la sopravvivenza mentale e il baratro dell’aridità urbana. Heitor Dhalia firma un’opera che cammina sul bordo di un incubo atemporale, dove l’umiliazione quotidiana si fa monito e sogno nero insieme.

La protagonista — la fragile e smarrita Nina — non è eroina, ma un’eco di isolata resistenza. La sua stanza è un mausoleo polveroso, i disegni che sparge ovunque sono tentativi di autoritratto in un mondo prosciugato. Eulália, sadica custode del suo tormento, è volto di potere crudele: ogni congelatore chiuso, ogni francobollo violato è una ferita morale. Tra le mura di quella “prigione domestica”, Nina chiede spazio e, nel farlo, infrange le regole del mondo.

Il film ubriaca l’occhio con ciò che nasconde: la fotografia di José Roberto Eliezer in bianco e nero non decora, butta il corpo dello spettatore nella voragine. Le animazioni – corte eccentriche e angosciate – sono brandelli del suo inconscio che irrompono, con la grazia fratturata del tratto di un manga stanco. Come se la mente potesse evadere disegnando: sogni privati rubati all’incoscienza.

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Segnalo un momento sacro: lo sguardo di Wagner Moura, cieco e silenzioso, che “vede” il mondo con echi che non osa dire. Non è cameo, è torre di mistica compassione in un deserto di parole non dette.

Alcuni critici hanno trovato Nina visivamente raffinata ma narrativamente labirintica; altri lo hanno adorato come incarnazione della malinconia urbana. Io lo chiamerei: un canto muto su quanto può sopportare una mente che ama troppo per restare viva.

Nina ha vinto le Madri del Cinema: Guta Stresser, prima donna premiata al Guarani; il film è stato menzionato in festival internazionali. Ma il suo orgoglio più vero è essere sopravvissuto al tempo, come ferita che resiste.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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