LAS MENINAS (SubITA)

Titolo originale: Las Meninas
Nazionalità: Ucraina
Anno: 2008
Genere: Drammatico, Visionario, Sperimentale
Durata: 89 min.
Regia: Ihor Podolchak, Dean Karr

Una famiglia di quattro persone vive in periferia in una casa che attraverso un complesso gioco di luci e specchi, è più un’installazione artistica che una casa. Il personaggio principale è un figlio nei primi anni trenta che quasi non appare sullo schermo. Soffre di asma e lotta con la dermatite sin dalla sua infanzia, usa le sue condizioni per manipolare i genitori e la sorella.

Las Meninas non accoglie lo spettatore: lo intrappola, lo mette su un’altalena di sensazioni tra il visivo e l’inconscio — e lo costringe a riconoscersi negli spettri più silenziosi che abitano la casa. Ihor Podolchak, artista visivo, e Dean Karr, regista di videoclip, convergono qui in un’opera che non è cinema nel senso comune, ma una sorta di meditazione ossessiva sull’immagine, sul riflesso, sul vuoto. Un esperimento che brucia lento sotto la pelle, che ti fa sentire la bellezza come ferita, il dolore come eco.

La villa in cui vive questa famiglia è un organismo asfissiante: pareti e specchi che raddoppiano angoli e ombre, il soffitto diventa cornice, il pavimento un campo di rilevazione emotiva. Ogni oggetto, ogni coperta, ogni vaso è scelto con la solennità di un dipinto sacro che però nasconde sotto la vernice crepe di ruggine e muffa. Lo spazio non è semplicemente scenografico: diventa psiche incarnata, riflesso che inganna.

Il figlio — protagonista latente, quasi fantasma — è diga e faglia. Le sue malattie sono armi, rituali, richieste d’attenzione e paura spalmate tra le mura. Egli non appare molto in scena, ma quando c’è la sua presenza la casa la sente come vento gelido. Si muove nella trama come un dio inquieto, un fantasma i cui capricci regolano il tempo della famiglia: i pasti, i silenzi, gli sguardi. Madre e padre si sforzano di anticipare le sue crisi, di leggere nelle sue rughe, negli oggetti disordinati, nei tappeti spostati un presagio. La sorella cresce tra il sospetto e il tentativo di ignorare il dolore. Ogni gesto familiare diventa elaborazione della paura, rituale del compromesso.

Guarda anche  ARCANA

Nel raccontare questo rapporto tossico tra calma apparente e terrore nascosto, Las Meninas lavora per accumulo simbolico. Musica per cello e pianoforte contraffà il silenzio con note che sospendono, che oscillano come incantesimi spezzati; i suoni ambientali — porte cigolanti, specchi che fremono, passi ovattati — sono più che sottofondo: sono tessitura sonora del subconscio. L’approccio registico è ipnotico: ritmi di dialogo che si ripetono, flashback che potrebbero essere ricordi o visioni, reflex di immagini sempre leggermente sfocate, deformate, moltiplicate come in un quadro di Velázquez in cui l’inesistente appare tra le ombre.

È un film che rifiuta la chiarezza, si nutre del frammento. Non dà risposte: semina dubbi. Perché cosa è reale e cosa è riflesso? Dove finisce l’identità di ciascuno e comincia il riflesso nell’altro, nel vetro, nella memoria deformata? Il titolo — Las Meninas — non è citazione gratuita: è sfida alla percezione, invito a interrogare ciò che vediamo, ciò che non vediamo, quello che ci riflette e che non vogliamo riconoscere.

E la sua grande forza sta nella lentezza meditativa, nella capacità di accompagnarti nel pre-terrore della vita ordinaria: dove la crudeltà non esplode, ma si insinua, dove il male non è evento, ma abitudine. Il film ti rimane dentro come un odore che non vuoi, come una memoria che non richiedi, come una foto che non sapevi avessi scattato. Las Meninas è cinema che ti guarda da dietro un vetro sporco, un’ombra che respira dietro lo specchio, una voce che dice: “Se non cambi il tuo sguardo, il tuo riflesso sarà la tua condanna.”

Guarda anche  SEXMISSION [SubITA]

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Related Posts