I.K.U. [SubITA]

Titolo originale: I.K.U.
Titolo internazionale: I Robosex
Nazionalità: Giappone
Anno: 2000
Genere: Erotico, Fantascienza, Grottesco, Visionario
Durata: 90 min.
Regia:

Il film è concepito come un fanta-porno ambientato nell’anno 20XX e inizia dove finiva Blade Runner. La Tyrell Corporation è diventata la Genom Corporation, una multinazionale che ha costruito un porno-impero con gli «I.K.U. Coders». Gli I.K.U. Coders viaggiano in Sexscape e fanno con uomini e per raccogliere dati sull’orgasmo. Rachel e Deckard, che adesso si chiamano Reiko e Dizzy, si trovano in un ascensore. Reiko, il cui corpo è un hard-disk da molti gigabyte, è una Gen XXX I.K.U. Coder. Dizzy inizializza il suo sex-drive e lancia il programma OS I.K.U. 3.0. Reiko appare in sette diverse configurazioni che vagano per i locali notturni di Tokyo.

Ma è sicuramente è I.K.U. (film apertamento ispirato a Blade Runner di cui vuole l’ideale sequel porno) a rappresentare il fiore all’occhiello della kermesse torinese: allucinato, eccessivo e dichiaratamente “pulp” in un ipercromatico e sfuggente contesto fantascientifico. Il dei investe l’estetica del videoclip, per sfociare infine nell’hard più grottesco: non a caso “iku” in giapponese significa sto venendo e la stessa critica ha cercato di etichettare sbrigativamente l’opera come porno sperimentale. Afferma la regista: “Una volta ho detto che dopo la eco-cybernoia di Fresh Kill mi sono ricollocata nel cyberspazio. Ho realizzato I.K.U. su invito del produttore giapponese Asai Takashi di Uplink Co, una di distribuzione indipendente. Volevo rispondere all’immagine futuristica di in Blade Runner”. Poi, alla domanda su quale siano le registe, le fotografe o le videoartiste che ammira particolarmente, risponde con candida determinazione: “Catherine Breillat, Virginie Despente, Nan Goldin. Insomma le ragazze a cui piace il porno”.

Guarda anche  HAKO (SubITA)

Recensione: bizzarrocinema.it

 

By Anam

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