THE UNINVITED [SubITA]

Titolo originale: 4 Inyong shiktak
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2003
Genere: Drammatico, Horror, Thriller
Durata: 125 min.
Regia: Lee Soo-yeon

L’insostenibile peso dell’orrore
Jung-won, giovane arredatore d’interni, inizia a vedere cose strane. L’incontro con la misteriosa e problematica Yeon aprirà i suoi occhi sull’orrore e sul dolore che lo circonda e sui terribili ricordi di un passato che non credeva di aver vissuto. Ma la è un peso che non tutti possono sopportare…

Come nasce la nostra paura? È più inquietante una colata di sangue e viscere, distribuite con generosità e dovizia di particolari soprattutto nelle pellicole degli anni Ottanta, o lo sguardo di una persona, magari un bambino? Il cinema dell’orrore, troppo spesso mortificato dalla critica, ha cercato di percorrere negli ultimi anni nuove strade. E in realtà, l’ ha ritrovato almeno in certe produzioni il gusto che aveva smarrito per le atmosfere, per la paura sottopelle che si nutre dei nostri stessi incubi. Questo nuovo ha radici antiche, è il grido soffocato di capolavori come Il della pantera di Jacques Tourneur. Dopo le pellicole barocche della Hammer, l’ politico e di rottura degli anni Settanta, gli eccessi sanguinolenti degli anni Ottanta e dopo i mille massacri di inebetiti studenti americani, si è tornati a cercare l’angoscia tra le luci e le ombre, tra le pieghe della normalità. La paura si annida anche in una sedia vuota e in una scala deserta…

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L’orrore di The Uninvited – parente stretto dei vari The Ring, Dark Water, Sorum, Ju-on e via discorrendo – non zampilla sangue ma costruisce, in una struttura filmica di pregevole fattura, un meccanismo che lascia sgomenti. Lee Su-yeon, autrice di diversi corti (Survival Game, Refrigerator Tale, The Goggles), dirige il suo primo lungometraggio e sceglie di dilatare i ritmi narrativi e di immergere i protagonisti e gli spettatori in un terror-drama asettico. Fin dalla sequenza d’apertura (il protagonista Jung-wo si risveglia sulla metropolitana e si accorge che sono rimaste sul vagone deserto due bambine addormentate; la mattina seguente verranno scoperti i cadaveri) appaiono chiare le notevoli ambizioni della regista: una raffinata composizione dell’inquadratura, una fotografia lussuosa, ma non eccessivamente patinata, un incedere lento e riflessivo che trasuda angoscia e annuncia l’inevitabile tragedia. The Uninvited ci racconta la disperazione di vivere e rivivere un dolore, il proprio e quello degli altri. Ci racconta del disperato tentativo di dimenticare disumane esperienze infantili, di nasconderle giù giù nell’inconscio.

Lee Su-yeon può contare su un misurato protagonista (Park Shin-yang) e sulla bella e popolare Jeon Ji-hyun (My Sassy Girl) e riesce a descrivere tra scrittura e messa in scena l’insostenibile peso che attanaglia e, senza possibilità di salvezza, stritola i suoi personaggi. Il dolore non può che affiorare e spazzare via da un momento all’altro, come un battito di ciglia, la nostra illusione di vita, di normalità, di felicità. E l’orrore si manifesta attorno a un tavolo da cucina, nell’allattamento di un bambino, nel ricordo affettuoso della propria amata sorellina. Persino delle innocenti briciole di possono trasformarsi in un oscuro presagio di morte.
Nonostante qualche passaggio a vuoto, Lee Su-yeon dimostra di saper evocare, attraverso un’ipnotica di attese e silenzi, i nostri peggiori incubi. The Uninvited non fa sobbalzare sulla poltrona e non regala scosse di adrenalina ma lascia un retrogusto di inquietudine duro da scacciare.

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Oltre alle note liete dell’ottimo e più che promettente esordio cinematografico della regista sudcoreana e alla conferma che l’asian può offrire ancora molto agli del brivido, The Uninvited ci regala una sequenza veramente indimenticabile, di rara crudeltà ed efficacia, in cui un bambino viene schiacciato – l’effetto sonoro è terribilmente realistico e raccapricciante – da un camion in retromarcia. Totale assenza di compiacimento e, allo stesso tempo, totale assenza di pietà. E di speranza.

Mentre il Far East Film Festival, edizione 2004, si dimostra ancora una volta un immancabile appuntamento per gli del cinema, e mentre la Corea del Sud conferma l’altissimo livello tecnico-artistico delle proprie pellicole, si può solo sperare che a un ottimo prodotto come The Uninvited sia risparmiata la triste fine riservata nel Bel Paese ai titoli asiatici. Dannata invisibilità.

Recensione: quinlan.it

 

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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