THE MAUS [SubITA]

Titolo originale: The Maus
Paese di produzione: Spagna
Anno: 2017
Durata: 90 min.
Genere: Drammatico, Fantastico, Horror
Regia: Yayo Herrero

Alex e Selma sono in nel cuore della Bosnia ed Erzegovina. La loro si rompe però in mezzo ai boschi. Mentre cercano aiuto, Selma (una sopravvissuta alla guerra balcanica) inizia a sospettare della presenza di una forza misteriosa. Decide allora di fare affidamento su un suo amuleto. Anziché proteggerla, l’amuleto finirà per peggiorare la situazione.

The Maus è un film molto particolare, un horror di prigionia che vive nell’ della guerra bosniaca. The Maus, film d’esordio del regista Yayo Herrero, ha tante anime che corrispondono a diversi generi che il regista lascia convivere liberamente: a cominciare dal thriller o da un più celato genere soprannaturale, ad un elemento più trasgressivamente politico. Questa è la complessità di una pellicola che scompone e ricompone la narrazione alla luce di forme diverse.

Questo mix di generi però è proprio l’anello debole del film, il punto cruciale in cui la logica drammatica potrebbe fallire. Herrero si lancia in una scommessa molto ambiziosa, riuscendo a trasmettere ansia e grazie soprattutto ad un uso intelligente della da presa, che segue sempre i due protagonisti in modo incessante, lasciando spesso le azioni su piani sfocati, senza mai usare l’espediente dei jump scares.

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L’azione, accurata e serrata, riesce a sublimare le ombre dell’ambiente sotterraneo, così da rendere e mantenere alcune cose ambigue e inafferrabili. Nel complesso il film funziona bene perché Herrero bene la logica da incubo, rendendo il film mutevole e inquietante. La cinepresa, che indugia molto sui volti, soprattutto di Selma, ha un approccio claustrofobico, rende il racconto concitato, imprevedibile e surreale, cosa che porta lo spettatore a non sapere mai cosa aspettarsi nella scena seguente. La cinepresa a mano libera gira intorno ai personaggi con movimenti veloci e fluidi, disorienta e lascia inconsapevoli di dove si trovino in quel momento e dove si stanno dirigendo, negando allo spettatore ogni mappa mentale del luogo.

The Maus: novanta minuti di tensione e
The Maus, nei suoi novanta minuti, accoglie tra le sue particolarità anche la dicotomia sogno-realtà, che spesso confonde e dirotta la narrazione, portando lo spettatore, per un discreto periodo di tempo, a chiedersi quale sia l’incubo di Selma e quale sia la realtà, quando sia se stessa e quando è di una figura demoniaca, in un certo senso invocata attraverso le sue preghiere.

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Il problema di frastagliare il racconto da questo dualismo si manifesta intorno al punto centrale, quando questa stessa dicotomia finisce per logorarsi e logorare anche l’andamento del film. Herrero dimostra di avere una certa predilezione per il folklore, orbitando attorno alla bosniaca, come alla sua storia e ai suoi dolori, decidendo di puntellare la narrazione con diversi elementi soprannaturali, un demonio senza volto che accompagnerà Selma nella fuga e nella sua sopravvivenza.

In ultima analisi The Maus, riesce nel suo intento iniziale, ovvero regalare un’ora e mezza di tensione, di inquietudine, di e lo fa cogliendo il trauma di un popolo, abbracciando il suo contesto politico, e sfumandolo con elementi soprannaturali che nascono da tradizioni e culti di un popolo perseguitato e oltraggiato, portando la pellicola ad una resa finale controversa e aggettante che farà discutere.

cinematographe.it

By Anam

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