SCIMMIA DIVINA

“Una tragedia da pezzenti…”

Vicenza, 1978. Un uomo il giornale. Un articolo di cronaca nera attira la sua attenzione: i cadaveri di un pittore e di un ragazzo, appartenenti ad una setta di alienati balordi, vengono ritrovati in una elegante casa dell’alta borghesia. La lettura dell’articolo ricostruisce la vicenda – cupa e grottesca – di questa setta, permeata di personaggi bizzarri, tra i quali: un medico lestofante dalla doppia vita, un pittore paraplegico in stato confusionale, una ragazza ambigua che pratica riti esoterici.

Un gruppo di amici, per non morire di disperazione, ha deciso di girare un film. Questo film si chiama Scimmia Divina.

Scimmia Divina (90 minuti) è stato girato interamente in bianco e nero ed è quasi interamente senza dialoghi. A parlare sono la fotografia di gusto espressionista, le atmosfere sulfuree, le facce delle persone davanti alla cinepresa e la bruttura morale delle loro azioni. Come opera sputata a causa di una sincera urgenza emotiva, come opera partorita dopo anni di rabbia, assurdità, disperata, gronda di rabbia, assurdità e ironia disperata. Non ha un genere preciso: di certo è un’opera che, più che vista, va vissuta. Può ricordare alcuni stilemi del glorioso cinema di genere italiano, così come una seduta psicanalitica, tra tinte noir e grottesche, punte oniriche e risate amare. Se qualcuno ricorda “Ugolino”, quello che cantava “Ma che bella giornata” ma anche “Cappuccetto nero”, potrà riconoscerlo nel ruolo del lettore. E se conosce le sue canzoni potrà avere una chiave di lettura anche per Scimmia Divina.

Crediamo, con umiltà ma consapevolezza, di avere creato un’opera originale e radicale. Vorremmo condividerlo con le persone perché, se un film (come un libro o una poesia) non viene condiviso, muore. Ed è un peccato; perché il nostro ha bisogno di opere radicali, autentiche, sincere. Speriamo che lo spirito punk (nella sua concezione più alta) con cui abbiamo realizzato Scimmia Divina – impresa che meriterebbe un altro film – possa dare il a tanti artisti per creare liberamente qualcosa di personale e onesto; anche ignorando i diktat di un contesto culturale anestetizzato che non aiuta l’arte libera e che, perciò, non aiuta a vivere.

cinemaemergenziale.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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