SAVE THE GREEN PLANET [SubITA]

Titolo originale: Ji-goo-leul Ji-kyeo-la
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2003
Genere: Drammatico, Fantascienza, Visionario
Durata: 118 min.
Regia: Jang Joon-hwan

Lee Byung-goo ha avuto in sorte una vita terribile. Convinto che la sia oggetto di alieni, rapisce il CEO della Yuje Chemical, convinto di poter così sventare un complotto per distruggere l’umanità. Ma uno stralunato detective sembra poter ricomporre le tessere dello stranissimo puzzle.

La faccenda più terribile di Salvate il pianeta verde riguarda l’inevitabile immedesimazione. È possibile provare verso uno piscopatico torturatore? Le giustificazioni del caso – fantascientifiche o meno che siano – possono condurre a un simile transfert emotivo? Il dubbio morale si insinua insieme alla consapevolezza di assistere a qualcosa di cinematograficamente unico, capace di instillare questo dubbio: il coreano, quando è spavaldo e privo di steccati morali che appaiono obsoleti come lampade a olio, non si ferma di fronte a nulla. Cocktail di generi esplosivo (thriller, commedia, poliziesco, fantascienza) che Joon-Hwan Jang miscela infischiandosene altamente dei canoni della narrazione, Salvate il pianeta verde è paradigmatico di tutto ciò che è altro da noi ma così terribile e affascinante nel dell’Estremo Oriente.

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Solo così è possibile non solo perdonare, ma finanche apprezzare l’ingenuo e sfacciato richiamo 2001 Odissea nello spazio o quello più ricercato a Essi vivono di Carpenter, emblema del senso di dei frustrati e degli sconfitti dalla vita, capaci di vedere (o immaginare?) alieni dove gli altri vedono solo degli umani, per dare un senso, una parvenza di giustificazione, a tanta vana crudeltà. Lee Byung-goo è il più assurdo e disgustoso degli eroi, ma non si può fare a meno di provare pietà per un simile figlio reietto di una esasperatamente darwiniana. Gli eccessi, i capitomboli e le inversioni a U di Salvate il pianeta verde rientrano così funzionali, quasi inevitabili, allo svolgimento di un assurdo zibaldone di generi e citazioni, sospeso tra truculenza e sublime, come una ragazza goffa e cicciotta che cammina su un filo. E inevitabilmente cade giù.

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Specchio di un’umanità afflitta da ansie millenariste e crisi d’ post-industriali, Save The Green Planet è un interessante pout-pourri di generi, dove humour nero, suspence e dramma vengono sapientemente mischiati, trascinando lo spettatore in una sconcertante altalena di e sentimenti.

Magistrali le interpretazioni degli attori protagonisti e stupefacente la paludata abilità con la quale il giovane regista Jang Joon-hwan, al suo primo lungometraggio, riesce a gestire una macchina narrativa complessa, mostrando solo a tratti piccoli peccati di gioventù.

Acclamato dai cinefili e premiato nei più importanti festival di del suo paese, la coraggiosa operazione di Jang Joon-hwan non venne però capita dal pubblico che, ignorandolo al botteghino, segnò la prematura interruzione di una promettente carriera, ripresa soltanto nel 2010 grazie al progetto Camellia che ha visto partecipare importanti registi di fama internazionale quali Isao Yukisada e Wisit Sasanatieng.

Recensione: mymovies.it

By Anam

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