SAM WAS HERE [SubITA]

Titolo originale: Sam Was Here
Paese di produzione: USA
Anno: 2016
Durata: 75 min.
Genere: Horror, Poliziesco, Thriller, Visionario
Regia:

1998, deserto californiano del Mojave. In un clima torrido Sam è un venditore in cerca di nuovi clienti, ma s’imbatte soltanto in case apparentemente disabitate. In giro non incontra praticamente nessuno, e rimbalzando da un telefono pubblico all’altro non riesce nemmeno a mettersi in col capo e con sua moglie, che lo aspetta a casa per il compleanno della figlia. Intanto alla Eddy, uno speaker con ampio seguito, dà continui aggiornamenti sulla a un serial killer che sta terrorizzando la zona…

L’attualismo dell’immagine futuribile

Sam Was Here è un lungometraggio d’esordio davvero curioso ed imprecisabile. Un film-concetto sottilmente orwelliano [1984, nonché, nello specifico, il “Big Brother”], che sta ai bordi del genere horror, sospeso tra The Rambler e Duel, e avvolto da un’aura carpenteriana, Sam Was Here si rivela una sfuggente opera-limbo, incastrata in una stasi-stato esistenziale che si manifesta come luogo interiore proiettatto, in maniera quasi dumontiana, all’esterno a mo’ di deserto vitale. Insomma, si potrebbe definire Sam Was Here come un film-luogo, in cui collassa, si squarcia lo spazio-tempo; in cui tutto è già avvenuto o, forse, già non-avvenuto; in cui anche la ricerca di una redenzione diventa solo uno spettacolo archittettato da una sorta di burattinaio [un direttore, un regista], un o un Minosse – visivamente zampaglioniano – che crea questo gioco per intrattenere la società, per tenere a bada questi individui spersonalizzati, senza volto, assegnando ad essi una figura, un capro espiatorio sulla quale sfogarsi così da distogliere l’attenzione delle persone verso magari fatti più rilevanti, così da poterli tenere sotto e falsamente appagati e soddisfatti, così che tutto fili liscio in questo falso show, che è solo una (non) registrata, com’è registrata anche la memoria, mostrata in queste immagini-schermo, perché l’unico modo per vedere e raggiungere questa presunta è solo attraverso la TV, solo tramite ciò che mostra la diegetica schermica, poiché, appunto, la TV si fa unica ed ultima portatrice della “verità”. E sembra tutto un gioco registrato, pronto a ripetersi altre volte in futuro. In questo palcoscenico metafisico e situazionale. Un silencio radiofonico. Un nastro, un’illusione. Ecco, allora, più di ogni altra cosa, Cinema!

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posttenebrascinemablog.wordpress.com

 

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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