LEGEND OF THE OVERFIEND (SubENG)

Titolo originale: Chôjin densetsu urotsukidôji: Original gekijô kôkai-ban
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1989
Durata: 108 min.
Genere: Animazione, Commedia, Drammatico, Fantastico, Horror
Regia: Hideki Takayama

LEGEND OF THE OVERFIEND – L’APOCALISSE DEI DESIDERI UMANI

“L’universo è diviso in tre regni: quello degli uomini, quello dei demoni e quello delle bestie. Ma il vero segreto è che non sono mai stati separati. Si mescolano, si divorano, si fondono. Come carne e spirito, come e violenza, come creazione e distruzione.”

Ci sono film che mostrano l’orrore. E poi ci sono film come Legend of the Overfiend (Chōjin Densetsu Urotsukidōji, 1989), che invece sono l’orrore. Non perché spaventino, ma perché costringono chi guarda a confrontarsi con il lato più oscuro del desiderio.

IL MITO DEL CHŌJIN: L’ARRIVO DEL SALVATORE O DEL DISTRUTTORE?

Hideki Takayama adatta il manga di Toshio Maeda, ma ne fa qualcosa di più di un semplice hentai infernale. Urotsukidōji è un’allegoria apocalittica, un cosmico in cui le pulsioni più profonde dell’essere umano si manifestano come orrori tentacolari, come dèi depravati, come visioni di un’umanità destinata a perdere il controllo.

La trama sembra semplice:

Nagumo, un ragazzo apparentemente normale, scopre di essere il Chōjin, un’entità ultraterrena destinata a unire i tre mondi. Ma cosa significa unire? Creare armonia o annientare ogni confine tra carne, spirito e desiderio? Il film non lascia spazio alla speranza: l’apocalisse del Chōjin non è una redenzione, ma una mutazione irreversibile.

UN’ODISSEA TRA EROS E THANATOS

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Tutto in Legend of the Overfiend è un’esplosione di simbolismo primordiale. Il non è erotico, è trasformazione, è annichilimento. I corpi si dilatano, si lacerano, si confondono con la materia stessa dell’universo. È un’opera che sembra estratta direttamente dall’inconscio collettivo, una proiezione degli più repressi dell’umanità.

Freud l’avrebbe chiamato il ritorno del rimosso, Bataille l’avrebbe visto come il trionfo della dépense, l’energia che si dissipa senza scopo, tra l’estasi e la rovina.

GIGER, BÖCKLIN E IL LOTO NERO DEL NICHILISMO

L’estetica del film è un inferno biomeccanico, un in cui l’organico e il meccanico si fondono come nei lavori di H.R. Giger. Ma sotto questa superficie cyber-demonica, c’è un’anima profondamente mistica.

Takayama evoca lo spirito della Toteninsel di Böcklin, l’idea di una realtà sospesa tra vita e morte, tra umano e mostruoso. E più Nagumo si avvicina alla sua essenza divina, più si fa chiaro che la divinità non è mai stata separata dall’orrore.

Non è un che il Buddismo Esoterico parli del Loto Nero, il fiore che nasce dal fango più profondo. Ma il problema è: siamo disposti a immergerci così in basso per vederlo fiorire?

DISTOPIA, APOCALISSE E L’IMPOSSIBILITÀ DI UN FUTURO

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A un livello più profondo, Legend of the Overfiend è una profezia. Sembra un hentai oscuro, ma è in realtà un film sulla fine della civiltà. L’intero universo di Takayama è un senza futuro: il Giappone è una in rovina, gli esseri umani sono prede di forze che non comprendono, la trasformazione è inevitabile e irreversibile.

E qui si collega alla più profonda, a 1984, a Il nuovo, alle teorie di Foucault sul controllo attraverso il desiderio. Perché se il potere vuole dominare, lo fa permettendoci di distruggerci da soli, lasciando che le nostre pulsioni creino l’inferno.

Takayama ci chiede: se avessimo il potere di abbattere tutte le barriere, di ottenere tutto ciò che vogliamo, di possedere il corpo e lo spirito senza limiti… cosa rimarrebbe di noi?

La risposta è in ogni inquadratura.

E non è una risposta rassicurante.

Anam

By Anam

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