ELDFJALL (SubITA)

Titolo originale: Eldfjall
Nazionalità: Islanda
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 99 min.
Regia: Rúnar Rúnarsson

Il sessantasettenne Hannes è da poco andato in pensione. Senza il suo di bidello, l’uomo è costretto a passare le sue giornate in casa, con niente da fare e in compagnia della moglie, con cui da anni ormai vive un rapporto logoro. Per via del carattere solitario che si ritrova, da tempo Hannes ha perso quasi tutti i contatti con gli amici e ha rotto i ponti con i familiari. Ma la sua intera esistenza è destinata a stravolta quando, in seguito a dei tragici eventi, l’anziano deve accorrere in di qualcuno che ama.

Andare in pensione dopo 37 anni di sembra ad Hannes, bidello in una scuola, la fine di tutto. Non ha amici, non ha grandi passioni, ha lasciato appassire il sogno di tornare a vivere sull’isoletta abbandonata da giovane in seguito alla distruttiva eruzione di un vulcano. I suoi rapporti con i figli sono pessimi e pure dalla moglie sembra essersi molto allontanato. Il giorno dopo la di addio tenta il suicidio, ma si ravvede in tempo. La sera all’improvviso ritorna la tra i due coniugi, ma l’indomani a tavola la donna ha un infarto con conseguenze molto gravi. Vedendola costretta a letto priva di conoscenza e senza speranza, il marito decide di portarsela a per assisterla. Impara ad accudirla con amore, come non aveva mai fatto. Sfinito dal dolore di averla in quello stato, la soffoca con dolcezza all’ennesimo pianto irrefrenabile di lei. Il tempo della malattia serve ad Hannes per fare pace con i figli e trasmettere al nipotino la passione per il mare.

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Il debutto dell’islandese Runar Runarsson, già candidato all’Oscar con uno dei suoi cortometraggi, è il più che convincente ritratto di un uomo e di una condizione. Chiudere con il può apparire chiudere con la vita, lasciarsi andare del tutto, soprattutto se ci si sente soli e ci si è dedicati e corpo alla professione (Hannes conosce a fondo i suoi ragazzi e nella scena d’apertura istruisce il suo sostituto su come comportarsi con loro). Il regista, con l’ nordica e l’asciuttezza e il controllo di un veterano, mette in scena senza patetismi, senza luoghi comuni, con un realismo che diventa quasi magico grazie alla riscoperta dell’amore. Un racconto giocato sui dettagli, dove le parole non abbondano ma i gesti contano molto. Esemplare l’evolversi del rapporto con il nipote, che prima riprende infastidito mentre gioca e cui lascia la vecchia barca di famiglia. Basta grattar via insieme la vernice vecchia dalla fiancata dell’imbarcazione da riparare per creare un legame, una trasmissione di conoscenze e di emozioni tra le generazioni. La macchina da presa discreta fa entrare in empatia con un anziano al quale è impossibile non affezionarsi e non condividere le sue scelte anche estreme.

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Recensione: mymovies.it

By Anam

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