THE WAILING (SubITA)

Titolo originale: El llanto
Paese di produzione: Spagna, Argentina, Francia
Anno: 2024
Durata: 107 min
Genere: Horror, Psicologico
Regia: Pedro Martín‑Calero

Andrea, Camila e Marie — tre donne in diverse epoche e continenti — sono legate da un suono che nessuno può vedere né comprendere: un lamento oscuro che le perseguita. Vent’anni prima, a migliaia di chilometri di distanza, Marie lo ha udito; Camila è stata l’unica a capire cosa stava accadendo. Nessuna crede loro. Ma il llanto ritorna, e il terrore diventa un dato transgenerazionale, invisibile ma tangibile.

Nel cuore di El llanto c’è una presenza che non ha volto né forma — ma ha un suono che taglia. Pedro Martín‑Calero e Isabel Peña (sceneggiatrice di As Bestas) tessono un film che non spiega, ma sussurra. Non mostra l’orrore. Lo fa sentire, come un’eco ancestrale che attraversa secoli e frontiere geografiche.

Andrea (Ester Expósito) riesce a registrare con il suo cellulare qualcosa che le appare oltre il visibile: un’ombra, un sospiro che non trova corpo. Camila (Malena Villa), in un ateneo argentino degli anni Novanta, scatta un’immagine nascosta di una misteriosa Marie (Mathilde Ollivier), ignara presaga di tragedia. Tre epifanie femminili collegate da una violenza patriarcale che nessuno ascolta.

Non è un horror facile: non gira attorno a jump scare prevedibili o spiegazioni risolutive. È un rituale visivo, un’opera-oracolo dove il suono stesso del “llanto” diventa simbolo di dolore collettivo, resistenza silenziosa, trauma ereditato. Le immagini si spingono su soglie inquiete di oscurità; il montaggio di Victoria Lammers lavora sui vuoti interrotti da rumori straniti. La musica di Olivier Arson è un soffio, un urlo trattenuto dentro le pareti e l’anima.

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La tensione cresce come malattia silenziosa: rumori di discoteca, bagliori stroboscopici, lenti riverberi su corpi vulnerabili. La presenza è invisibile eppure onnipresente. Le protagoniste condividono il terrore senza mai incontrarsi, come se lo stesso fantasma le perseguitasse in modalità diverse – e forse le vampirizzasse dall’invisibilità.

Questo film è cinema femminista in forma esoterica. Non chiede empatia, chiede attenzione. Non chiede credere, chiede ascoltare. L’orrore non è solo sovrannaturale, è quello quotidiano della non credenza, dell’invisibilità sociale, del dolore che non trova voce. El llanto è un incubo contemporaneo, un’architettura del silenzio che implode sotto il peso di un suono ancestrale.

L’opera ha vinto la Concha de Plata a San Sebastián per la miglior regia, debutto audace di un cineasta che pesca nella paura le sue verità più sotterranee.

È un film che non utilizza il genere per intrattenere, ma per esigere che alziamo gli occhi — o almeno le orecchie. Perché spesso la violenza non ha volto: ha un rumore. Un grido che nessuno vuole ascoltare. Il compito dello spettatore è ascoltarlo.

By Anam

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