DARKSIDE BLUES (SubENG)

Titolo originale: Darkside Blues
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1994
Durata: 83 min
Genere: Fantascienza
Regia: Yoriyasu Kogawa

In un futuro prossimo, il mondo è sotto il controllo assoluto della potente multinazionale Persona Century. Ma una piccola zona di Tokyo, chiamata Kabuki-cho – ribattezzata “The Zone” – resiste come ultimo rifugio per dissidenti, rifugiati e spiriti liberi. In questo scenario plumbeo e decadente, arriva un uomo enigmatico conosciuto solo come Darkside, incarnazione del mistero, della vendetta e forse di qualcosa di ancora più oscuro. La sua presenza scuote l’equilibrio tra repressione e resistenza, tra sogno e realtà.

Se Darkside Blues fosse un libro proibito, lo troveresti sotto una mattonella allentata, avvolto in seta nera, che odora di incenso e memoria.
Yoriyasu Kogawa – animatore leggendario e qui alla sua prima regia – ci regala un’opera crepuscolare, lirica, impenetrabile come un sogno che continua a vivere anche dopo il risveglio.

L’anime, tratto dal manga omonimo di Hideyuki Kikuchi (lo stesso autore di Vampire Hunter D), è l’incarnazione visiva di un’ossessione gnostica: il mondo è una prigione e la salvezza, se esiste, ha la forma di un messaggero che non appartiene né al mondo né al tempo.
E quel messaggero è Darkside: un uomo vestito di nero, che parla piano, che attraversa la Zona come uno spettro gentile. È uno straniero, ma sembra sapere tutto. Non salva. Risveglia.

La Tokyo che ci mostra Kogawa è una città-fantasma, immersa in ombre liquide, luci fredde e voci che sembrano provenire da un’altra dimensione. Un cyberpunk atipico, quieto, quasi teatrale, dove la tecnologia non è protagonista, ma piuttosto lo sfondo di un eterno conflitto spirituale.
E qui arriva l’intuizione filosofica: Darkside Blues non è interessato a vincere.
È interessato a rivelare.
Ogni personaggio rappresenta un nodo dell’Anima intrappolata nel tessuto del dominio moderno: c’è la ribellione, il dubbio, la fede perduta, la vendetta. Ma soprattutto, c’è l’anelito alla liberazione.

Guarda anche  HIDDEN RESERVES (SubENG)

La Persona Century non è solo una multinazionale. È un’emanazione metafisica dell’arcontico: la mente-ombra che domina il mondo e distorce il tempo.
In questo senso, Darkside Blues si avvicina più a un trattato gnostico che a un racconto cyberpunk: la realtà è falsa, il tempo è una catena, l’identità è un’illusione.
E Darkside – come lo Zarathustra di Nietzsche o il Gesù apocrifo dei vangeli nascosti – non porta la luce, ma la consapevolezza.

La regia di Kogawa è lenta, contemplativa, quasi pittorica.
Ogni inquadratura sembra cesellata con devozione.
I silenzi pesano più dei dialoghi.
La colonna sonora è un sussurro in mezzo al vento.
Lo stile visivo richiama lo shoegaze dell’animazione anni ’90: sfocato, introspettivo, decadente. È l’ultimo respiro di un’epoca in cui l’animazione giapponese osava pensare con l’anima, non solo con gli effetti.

Ma attenzione: questo film non è per tutti.
Come ogni testo esoterico, va attraversato con pazienza e apertura.
Non offre spiegazioni, ma domande. Non ti accontenta, ti tormenta.
Chi cerca azione o risposte troverà frustrazione.
Chi cerca significato, troverà un varco.

Darkside Blues è un invito a guardare nel buio senza paura.
A riconoscere il nostro esilio.
E forse, a ricordare che non tutto ciò che esiste… è reale.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Related Posts