Titolo originale: Crystal Fairy y el cactus mágico
Paese di produzione: Cile
Anno: 2013
Durata: 98 min.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale
Regia: Sebastián Silva
Jamie (Michael Cera) invita una sconosciuta dallo spirito eccentrico chiamata Crystal Fairy (Gabby Hoffmann) a unirsi a lui in un viaggio per le strade del Cile alla ricerca dell’allucinogeno cactus di San Pedro. Quando i due si avventureranno in un percorso psichedelico a base di mescalina nel deserto, la natura libera ed esoterica della donna si scontrerà inevitabilmente con la personalità acida ed egocentrica di Jamie.
Per come la vedono i Curanderos delle Ande, le visioni che seguono l’assunzione del cactus magico denominato San Pedro sono causate dall’ “espiritu” al suo interno, che funge da supercarburante per la “sombra” (che non è sinonimo della cristianamente intesa “anima” – smetti di leggere, Francesco! – ma costituisce la parte più spirituale dell’uomo) e le permette di staccarsi dal corpo e andare in missione, se necessario anche nel futuro. Il cocktail di Espiritu e Sombra è quindi fenomenale. Oppure, banalmente e razionalmente, è la mescalina insieme ad una cinquantina di strani alcaloidi contenuti nel San Pedro, a far partire il cervello per un piacevole e temporaneo delirio letargico/visionario? Appartiene a questa seconda scuola di pensiero il cinico e strafatto buontempone Jamie, alias Scott Pilgrim, alias Michael Cera: con quella faccia da Beck nevrastenico è da tempo uno dei nostri eroi, ed in questo film fornisce la sua prova migliore. Beffardo, ingenuo, comico ed emotivo come mai prima. Michelino è in perfetta simbiosi con Silva, tanto da realizzare contemporaneamente una doppietta in Cile, invadendo il Sundance Festival dell’anno in corso (l’altro titolo è Magic Magic, che – non – era un thriller proprio come Crystal Fairy, – non – è un drug movie). Crystal Fairy è un esempio che dovrebbero seguire tanti di voi, cari registi intellettualoidi.
Nato senza script, si sviluppa come una riuscitissima jam session improvvisata e sensuale, capace di trasmettere una palpabile e piacevolissima sensazione di LIBERTÀ. Un trucco c’è, però: tutto nasce da uno spunto essenziale, vale a dire la reale esperienza vissuta da Silva a caccia del San Pedro. Tra l’altro in compagnia di una reale Crystal Fairy che il buon Sebastian non ha mai più rintracciato. La battuta più esilarante del film, che comunque – non – è una commedia, è ovviamente di Michelino: riferendosi a Crystal Fairy, la chiama Crystal Hairy (e bisogna vederla nuda per capire il perché), e la risata collettiva che si scatena immediatamente è di una genuinità tale da costituire la prova evidente dell’aria free-form che si respirava sul set.
JAMIE E ‘THE CRISTAL HAIRY’
“Ehi, Jamie, percepisco molta aggressività da parte tua. Ti va di parlarne?”. Tra frecciatine velate e battibecchi infiammati, il tirante del film di Silva è il rapporto tra il protagonista e questa ragazza, la Fata Cristallina. Jamie prima la invita, poi non la sopporta. Il personaggio interpretato da Hoffmann è affascinante, ma non facile da digerire. Medita, disegna, organizza riti di guarigione, regala cristalli che aprono i chakra… La sua spiritualità spiccata – a tratti strampalata – confligge con l’imperativo dello sballo del protagonista, che la ribattezzerà appunto ‘Fata dei Peli’. I due rappresentano due approcci opposti allo ‘stupefacente’: lui punta all’estasi individuale, lei alla catarsi collettiva. Non può funzionare! Finiscono per litigare, e lo fanno nel momento meno opportuno…
THE MAGICAL CACTUS
Il piano di Jamie e del suo amico Champa è semplice: raggiungere un paese dell’entroterra, comprare un San Pedro dai locali e addentrarsi nel deserto per godersi al massimo l’esperienza. In questo programma ci sono tutte le premesse di un viaggio epico-infernale. La storia può prendere qualsiasi direzione, ma sfortunatamente non ne prende neanche una. Silva dimostra scarsa brillantezza nella gestione della ‘allucinazione’. Qualche lampo di non-lucidità che fa ben sperare, ma tutto si esaurisce abbastanza velocemente, lasciando con l’amaro in bocca. Evidentemente, il San Pedro non ha chissà quali poteri.
UN FILM IMPROVVISATO
L’idea per il film nasce mentre Michael Cera si trova in Cile, a casa dei Silva Brothers, perché deve imparare lo spagnolo, che gli servirà in Magic Magic (2013). Silva chiama Gaby Hoffmann e lei li raggiunge. Una breve spiegazione del personaggio ed è fatta: parte la pre-produzione della pellicola. Per settimane, il cast e la troupe hanno vissuto tutti sotto lo stesso tetto, quello dei genitori del regista: mentre lei realizzava i disegni di scena, gli altri pianificavano le riprese. Sempre la Hoffmann ha spiegato che, più che una sceneggiatura, lei e il resto del cast avevano un semplice canovaccio: il resto era tutto improvvisato. Neanche a dirlo, durante la scena dell’allucinazione, l’attrice si trovava sotto effetto di veri psichedelici. Un tipo di approccio che si avverte e che intriga per la sua imprevedibilità.