Titolo originale: Flaming Ears
Paese di produzione: Polonia
Anno: 1992
Durata: 84 min.
Genere: Fantastico, Fantascienza, Sperimentale, Visionario
Regia: Ursula Puerrer, A. Hans Scheirl, Dietmar Schipek
Certo è che l’opera spiazzante, se spiazza davvero, spiazza la critica. La critica, come ogni “recensione” si basa su uno schema di giudizio prefissato, un liguaggio codificato e servito per ordinarie pensieri e giudizi ed orientare le proprie prese di posizione, senza doverne aveere una propria. Questo schema è subdolamente creato per essere il più pervasivo possibile, in modo da minimizzare al massimo la possibilità di emancipazione.
Quando l’emancipazione riesce, ma riesce davvero, eludendo cioé tutti gli stratagemmi di inclusione per la coda dell’ambito critico, allora si respira aria buona, a cui le narici sono ormai poco abituate, tanto da percepirla, a volte, addirittura sgradevole.
Un po’ sgradevole lo è, in questo caso, l’aria malsana e umida che si respira in Flaming Ears.
Flaming Ears è un film indipendente che cerca di ovviare ad un artigianato in zona Ed Wood con la tecnica dello stop motion e alcuni artifizi di fotografia. Pensato pochi anni dopo la caduta del muro di Berlino il film cerca di immaginare un futuro davvero altro, dove la libertà espressiva è supportata dall’alterità dei personaggi che animano il film. Il film è attraversato da fascinazioni cyberpunk ed è accompagnato da una colonna sonora di matrice EBM/techno, cosa che rende la pellicola un interessante documento del movimento culturale del periodo. (europasenzafrontiere)
Dopodiché l’articoletto abbozza una timida critica:
“Purtroppo la sceneggiatura non riesce ad essere efficace, perdendosi in allusioni vampiristiche, sadmasochistiche, metanarrative e queer poco evolute e intellegibili.”
Non c’è un tono guardingo e meno saccente del solito?
Tre righette in croce che esprimono qualche dubbio. Non è meglio di questo e quest’altro che stroncano film stoncabili e giocano alla guerra?
Qualche altra parola sul film:
“Flaming Ears è un film fantasy-pop-fantascientifico-lesbo ambientato nell’anno 2700 nella fittizia città bruciata di Asche. Segue le vite intricate di tre donne — Volley, Nun e Spy. Spy è una disegnatrice di fumetti la cui tipografia viene bruciata da Volley, una piromane sessuomane. In cerca di vendetta, Spy va al club lesbico dove Volley si esibisce ogni sera. Prima che possa entrare, Spy viene coinvolta in una rissa e rimane ferita, stesa per strada. Viene trovata da Nun, un alieno amorale in una tuta di plastica rossa con una predilezione per i rettili, e che è anche l’amante di Volley. Nun la porta a casa e successivamente deve nasconderla da Volley.
È una storia d’amore e di vendetta, e un appello anti-romantico all’amore nelle sue molteplici forme. Un film dichiaratamente underground che è stato girato in Super 8 e ingrandito in 16 mm, FLAMING EARS è originale per la sua giocosa interruzione delle convenzioni narrative (la storia è un filo piuttosto che una spina dorsale nel film), il suo approccio arguto al genere cinematografico e il suo splendore visivo.” (wmm)