THE RESURRECTED (SubITA)

Titolo originale: The Resurrected
Nazionalità: USA
Anno: 1991
Genere: Horror
Durata: 108 min.
Regia:

Straordinario adattamento di un racconto del Lovecraft. Un film dimenticato da riscoprire a ogni costo.

Providence, la giovane moglie di un chimico, assolda un detective privato per indagare sui misteriosi movimenti del marito, stravolto nei comportamenti e negli interessi dopo il rinvenimento di un antico diario appartenuto a un suo lontano antenato, Joseph Curwen, accusato di stregoneria.

Da sempre serpeggia, tra gli horror-fans, l’insoddisfazione derivante dal fatto che le opere di H.P. Lovecraft (probabilmente il più grande horror di tutti i tempi) non sono mai state riprodotte su pellicola con efficacia; in sono diversi i film ispirati agli incubi del sognatore di Providence, e alcuni sono autentici gioielli (“a città dei mostri”, “Il seme della follia”, “Necronomicon”, ecc.) ma forse è “The Resurrected” il titolo che più si avvicina per fedeltà e compiutezza all’agognato risultato.

Il nome di è piuttosto familiare agli habituè del cinema horror/fantastico, la sua firma compare difatti negli screenplay di “Dark star”, “Alien”, “Morti e sepolti”, “Total recall” e “Screamers”; inoltre è il regista del cult-horror anni ’80 “Il ritorno dei morti viventi”(1985).

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“The resurrected” è la sua seconda (e sinora ultima) regia, tratta dal racconto di “Il di Charles Dexter Ward”(1927), uno dei capolavori di Lovecraft.

Vengono apportate alcune variazioni, rispetto al racconto originale, che si traducono nella diversa ambientazione temporale (siamo negli anni ’90, anziché nel 1920) e nell’aggiunta del personaggio della moglie (interpretata da Jane Sibbett] del personaggio C. D. Ward (Chris Sarandon), non prevista nella versione cartacea; mentre la figura dell’aitante detective (John Terry) sostituisce il Dott. Willett, l’anziano protagonista che nelle pagine del racconto si frappone alle forze del male. Inoltre in questo film lo stesso C.D. Ward non è più un ragazzino riservato ma un quarantenne benestante.

Il “miracolo” si compie con mirabile disinvoltura, l’atmosfera è plumbea e pesante come si conviene alle inquietanti visioni di Lovecraft, le scenografie semplici e essenziali (il capanno maledetto per es.) funzionano, lo elegante e impeccabile di O’Bannon ammanta sequenze memorabili, come il flash-back ambientato nel ‘700, e deflagra nella splendida incursione nei sotterranei del capanno, una vera e propria discesa negli inferi e nell’oscurità, che unisce i “topoi” del cinema horror del “mostrare” e “non mostrare”, in una sintesi magistrale.

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Chris Sarandon (“Ammazzavampiri“, “Bambola assassina“, ecc.), probabilmente nella sua migliore interpretazione, nel ruolo di C.D. Ward/J. Curwen, incarna energicamente il desiderio di sconfiggere la morte, la possibilità di attraversare i secoli, la dannazione della rievocazione dei morti e di nascosti in dimensioni oscure, la necessità di elevarsi rispetto all’umanità impegnata in stupide occupazioni. Un film senza limiti, come il migliore Lovecraft, che sollecita l’ e sonda i misteri della mente, dello spazio e del tempo.

Recensione: cinemaz.com


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