THE FUTUTRE (SubITA)

Titolo originale: The Future
Paese di produzione: Francia
Anno: 2011
Durata: 91 min.
Genere: Drammatico
Regia: Miranda July

Sophie e Jason sono una coppia di trentenni che sono arrivati ad un punto morto della loro vita, abitando in un bilocale e passando molto tempo online. Per dare un senso alla loro vita, invece di procreare, decidono di adottare un gatto malato terminale: come un neonato, il micio dovrà essere accudito giorno e notte. Ovviamente, nonostante tutte le buone intenzioni, i due vengono automaticamente presi dal panico per la responsabilità che si sono accollati, perciò decidono di impiegare il mese di libertà che rimane loro cercando di realizzare i propri sogni.

Berlinale 2011: la recensione di The Future
Erano oramai diversi anni che si attendeva il ritorno al cinema di Miranda July, artista e scrittrice americana che aveva stupito con l’esordio di Me and You and Everyone We Know. Ma l’attesa non è stata vana, visto che questo suo nuovo The Future è ancora più bello di quella pur buona opera prima.
Con una sensibilità perfettamente calata nei nostri tempi e nei nostri modi, eppure intrisa di lunare surrealtà e di partecipe distacco esistenziale, la July affronta con il suo film due urgenze interconnesse, eterne e strettamente contingenti: quelle relative all’amore e le sue fragili dinamiche e all’ansia per il futuro (sentimentale e non).

Lo spunto di partenza per le ricognizioni della regista è quello di una giovane coppia poco più che trentenne (interpretata proprio dalla July e da Hamish Linklater) che alla prospettiva di adottare un gatto randagio viene colta da quelle ansie che solitamente si legano alla nascita di un figlio e ai sommovimenti che questo comporta nelle vite dei genitori. E che nel mese che precede l’arrivo del felino nella loro casa e nelle loro vite cerca di dare fondo a quell’ansia di vita, di affermazione di sé e libertà che pensa di dover riporre una volta entrati nel mondo “adulto” della responsabilità.
Affidando al suo personaggio dilemmi artistico-esistenziali figli di una volontà di affermazione che è disperata richiesta di attenzione, e a quello di Linklater un abbandonarsi quasi incosciente alla corrente della vita che è ricerca senza obiettivo e quindi conquiste o sconfitte costanti, la July racconta una storia dove l’attesa per quel che sarà o si spera che sia diventa una tensione tanto snervante da frantumare le basi, annebbiare la vista, mandare alla deriva.

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The Future alterna nelle vicende dei protagonisti, e nel coro affidato a commenti del gatto Paw Paw, stralunato umorismo deadpan e drammi sommessi e devastanti, esaltando sempre più una chiave surrealista che cattura alla perfezione – tra t-shirt dal/del passato che ci inseguono e un tempo che si ferma e poi non vuole ripartire – la concretissima realtà del tutto. Perché (ri) mescolando piani temporali e spaziali, la July parla di questioni poetiche e quotidiane, prosaiche e filosofiche, lasciando che sia sempre l’Amore l’epicentro di una storia, delle sue scosse, delle sue riflessioni. Parla della paura per il futuro che è, banalmente, paura dell’ignoto, paura del confronto, con sé stessi prima di tutto. E, non a caso, lascia che i suoi protagonisti alla deriva si riuniscano in vista di un approdo che appare irraggiungibile e possibile in ugual misura.

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