ARABIA [SubITA]

Titolo originale: Aràbia
Paese di produzione: Brasile
Anno: 2017
Durata: 97 min.
Genere: Drammatico
Regia: João Dumans,

Parlavo di tutt’altro con un amico il quale ad un certo punto dice: la lentezza è solo uno stato mentale. È bastato poco per stuzzicare qualche piccolo strato di coscienza dormiente e attivare sinapsi impolverate. Mi misi a guardare un film che mi era stato consigliato e si rivelò la giusta. Una vera meraviglia. Il suo ritmo lento e cadenzato mi ha cullato fino alle tre del mattino introducendomi delicatamente in un racconto di brasiliana esposto con genuinità contadina ed uno spiccato senso poetico, punteggiato da una colonna sonora bellissima, dipinto da una eccellente, cosparso di personaggi realistici, e pieno di quel sentimento che affiora in genere quando si rilascia la tensione quotidiana del vivere ripetitivo e meccanico, magari dopo un d’auto, al termine improvviso di una storia d’ o al suo inizio altrettanto inaspettato, contemplando la morte di una persona cara o la propria prossima a venire, o in ad un’ispirazione o ad una gioia improvvisa e immotivata. Parecchi filosofi la chiamano semplicemente “presenza”.
C’è anche una pietra angolare politica. Fa solo da sfondo ma è sempre presente, come giusto che sia quando si parla di povertà. Lo splendido finale del film, dove sfocia il racconto i vita del protagonista, può nascondere un’amara riflessione anche dal punto di vista socio-politico, decisamente condivisibile.
Il racconto inizia e finisce ad Ouro Preto, un paesino dimenticato da Dio nel sudest del Brasile, che con l’Arabia non condivide fuorché un richiamo vagamente esistenziale suggerito da una barzelletta raccontata in una sequenza del film. È questo ciò che offre il paese. Nulla se non un paradossale richiamo verso un’esistenza diversa dalla fatiscente povertà in cui è immerso. Una povertà che rimanda alle parole del tale:
povertà, magnanima,
malaventura,
concedi compassione ai figli tuoi.
Glorifichi la e gloria sia.
Glorifichi la e gloria è.

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