ABERRANCE (SubITA)

Titolo originale: Aberrance
Paese di produzione: Mongolia
Anno: 2022
Durata: 65 min.
Genere: Poliziesco, Drammatico, Horror
Regia: Baatar Batsukh

Erkhmee e Selenge abitano in città e, viaggiando per le terre selvagge della Mongolia, raggiungono una vecchia capanna abbandonata, che sarà la loro nuova casa. Erkhmee desidera che la moglie artista abbia uno spazio sicuro e tranquillo dove poter creare. O almeno questa è la versione ufficiale fornita dalla coppia. In realtà, il loro curioso vicino di casa osserva alcuni comportamenti violenti e in contrasto con le parole di Erkhmee, e decide di indagare in maniera più approfondita.

Film horror dalla Mongolia ne avevamo?

Non mi pare di ricordarne, quindi andiamo a colmare piacevolmente anche questa lacuna.

Stile e premesse sono ben lontane dai canoni russi cui normalmente il cinema mongolo si allinea, ed infatti questo sarà il primo horror mongolo a finire nei cinema statunitensi… basti pensare all’incipit: una coppia si ritira temporaneamente in una baita isolata… vi dice qualcosa?!

Nella prima parte – quella che a mio parere funziona maggiormente – lo spettatore s’interroga sul tumultuoso rapporto di marito e moglie: quest’ultima viene controllata in ogni aspetto, quasi costretta a mangiare e, soprattutto, obbligata a prendere non meglio specificate medicine. L’aspetto minuto, rispetto alla corporatura massiccia del marito, ed i numerosi lividi, fanno pensare ad un rapporto al limite del violento… anche se non viene mai mostrata alcuna percossa nei suoi confronti. Il dubbio si insinua, però, tanto nello spettatore quanto nel curioso vicino che gironzola attorno alla casa: dubbi che gli faranno perdere la consueta discrezione asiatica fino a farlo arrampicare per scrutare dalle finestre e perfino ad intervenire chiamando la polizia. L’attenzione si sposta quindi inevitabilmente sulla conflittualità tra i due uomini: uno desideroso di fare la cosa giusta, l’altro seccato da queste continue intromissioni… fino a sfociare in un conflitto fisico a tutti gli effetti quando, invitato in casa in presenza di amiche della coppia, finisce con l’ubriacarsi e con l’insinuare pubblicamente che l’ usi violenza sulla propria moglie.

In tutto questo continuo cambio di prospettive, assistiamo ai turbamenti della donna… questo aspetto ci regala alcuni dei momenti visualmente più appaganti del film: le sue paure alimentano visioni o sta realmente accadendo qualcosa di strano?

Si passa poi ad una seconda fase, in cui interviene una dottoressa, che cambia letteralmente le carte in tavola: parla, come in codice, al marito, chiedendogli di passare alla fase successiva e di cambiare totalmente l’approccio verso la moglie. Ora che le acque sono chete in casa, i dubbi si spingono verso il vicino… sarà davvero una persona per bene o nasconde qualcosa?

E poi… e poi c’è la terza fase della quale non posso svelare nulla… ma a questo punto iniziano i veri problemi di questa pellicola.

rispettosi del timore dello spoilerofobia (ho appena inventato un termine orribile, credo) può starci, un po’ meno quando il film quasi azzera il proprio valore una volta svelato il plot twist… ancora meno quando, a visione ultimata, ti rendi conto che il film è una serie di twist un po’ subdoli che, a riguardarlo dall’inizio, ti fanno un po’ storcere il naso. Però…

Però vi consiglio ugualmente di vederlo perché innanzitutto i tre attori regalano una performance davvero convincente e, soprattutto, perché il passato da direttore della fotografia di Batsukh si vede tutto: i movimenti di camera sono innovativi, la cura per le inquadrature e la scelta di luce e colori valgono ben la visione. Inoltre, cosa non da poco, oltre a poter dire di aver visto un horror mongolo, al massimo avrete perso un’ora e dieci minuti, cosa rara di questi tempi.

Catsick’s lair

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By Anam

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