A PETAL [SubITA]

Titolo originale: Ggotip
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 1996
Genere: Drammatico
Durata: 89 min.
Regia: Jang Sun-woo

Kwangju, maggio 1980. In seguito a una studentesca finita in per mano dei militari, una ragazza, rimasta sola e oramai fuori di senno, vaga come un fantasma per i dintorni della cittadina, finché non incontra Chang, un operaio brutale che la prende con sé e abusa di lei.Nel frattempo un gruppo di ragazzi, amici del fratello della ragazza, si mettono sulle sue tracce.

Catarsi e coscienza
Inserti in un bianco e sfocato squarciano la storia mostrando quello che rimane un macigno pesantissimo sulle coscienze e sulle esistenze di tanti coreani. Tutto nasce da quei giorni a Kwangiu: vite spezzate, esistenze distrutte ed annientate per sempre, morti spostati come sacchi di patate e vivi che vagano sembrando morti. Sun-woo descrive con crudezza i drammi che esitano da quei giorni, prendendo come paradigma la giovane vita umiliata della 15enne protagonista, rimasta sola e in alla confusione totale. Il dramma di una nazione e quello dei singoli, la violenza delle armi e quella privata sotto forma di abuso, la mente e il implosi sotto il peso di una esperienza che strappa l’ lasciando solo uno spettro allucinato e senza futuro. Ma neppure la violenza sessuale e i modi da troglodita dell’ presso cui cerca riparo riescono a scuotere la ragazzina, che solo in un lungo dialogo immaginario col fratello morto, troverà la forza di ricordare e raccontare tutto, prima di sparire alla nostra vista per sempre, inconsapevoli del suo destino.

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È un film durissimo, quasi provocatorio, che suona tanto come catarsi personale per il regista e per tutti coloro che vissero quei giorni del 1980, in cui i crepitii delle armi, i blindati , le strade disseminate di cadaveri rimangono sempre in un piano lontano, volendo invece focalizzare il dramma intimo e privato che tanti coreani investì. C’è molto neorealismo nella descrizione del degrado e della disperazione, c’è molto nella descrizione del morboso rapporto quasi vittima-carnefice tra la ragazzina e il suo nuovo tutore e c’è grande bravura di Sun-woo nel tracciare un filo poetico ricco di dramma e abiezione ricorrendo al bianco e nero per le scene dei tumulti e all’animazione per i momenti onirici e allucinatori. Rispetto al più recente May 18 ,che tratta dello stesso tema con un impronta più di cronaca, sicuramente questo ha una forza maggiore e crea uno stato di commozione strisciante che diviene struggente in alcuni istanti , rendendo alla il senso del dramma epocale insinuato nei singoli. Piccola nota per la bravissima Lee Jung-hyun , splendida interprete della annichilita ragazzina protagonista, nei cui occhi domina il velo dell’annientamento.

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Recensione: cinemissile.blogspot.it

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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