CRUMB CATCHER (SubENG)

Titolo originale: Crumb Catcher
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2023 (uscita festival), 2024 (uscita ufficiale)
Durata: 103 min
Genere: Thriller, Grottesco, Commedia, Drammatico
Regia: Chris Skotchdopole


Una coppia di neosposi – Leah, editor di un memoir autobiografico sul trauma familiare, e Shane, suo marito e scrittore emergente – trascorre la luna di miele in una villa isolata nello stato di New York. A interrompere la quiete arrivano John e Rose, una coppia spoglia di scrupoli che si presenta con un’idea di business – un oggetto chiamato “Crumb Catcher” – e un piano di estorsione. Quella che sembrava una vacanza romantica si trasforma in un incubo in cui sogni, ambizione e identità si sfaldano.

Immagina una prigione fatta di buone maniere, una scena che implode tra un vino stappato male e un’idea troppo ambiziosa di riscatto. Crumb Catcher non è solo un home invasion thriller: è un rituale occulto in cui l’American Dream viene sbattuto contro un tavolo di legno scassato e ridotto in polvere.

Chris Skotchdopole firma qui un debutto che pulsa di grotte sotterranee: dialoghi incalzanti come pugni, claustrofobie domestiche, e un disegno visivo che tende trappole. I protagonisti – Leah ed Shane – sembrano prigionieri di sé stessi: lei che manipola la narrazione del dolore per venderla; lui che teme di essere esposto in quella stessa narrazione. Sono specchi rotti di un’ambizione in tensione.

Poi arrivano John e Rose: archetipi deformati del sogno capitalista. John, interpretato da John Speredakos, è un grifone spirituale, un Beelzebù manageriale che crede nella sua “invenzione” come se fosse un vangelo tecnologico. La sua ossessione per il “Crumb Catcher” – un congegno banale per raccogliere briciole – diventa metafora: il tentativo disperato di ripulire ciò che non si può pulire.

Guarda anche  EXILE [SubITA]

Il terrore non arriva dalle pistole, ma dalle parole. Ogni frase sibila manipolazione e ambizione. Ma non c’è empatia né redenzione: solo tensione. La regia è un soffio di calamità: la camera gira, punge, sfrigola nei tagli e nelle accelerazioni. È un caos calcolato che lascia segni.

Il film accenna a temi di razza e classe: Shane è latino, e la dinamica di potere si rifrange tra microaggressioni e sospetti. Ma Skotchdopole non soccorre con clichés. Piuttosto, espone lo specchio incrinato dove si riflettono i pregiudizi condivisi.

Molti critici hanno sottolineato che i sottotesti non sono sviluppati fino alle conseguenze. Ma forse è un’opera che non vuole capire, vuole far vibrare. Non lascia risposte, lascia un residuo di inquietudine: come sabbie mobili sotto una porta chiusa.

Il climax non esplode: implode. Il silenzio dopo il caos è l’abisso su cui il film galleggia. E in quel vuoto, senti davvero di essere dentro qualcosa che è più di un thriller: è un’indagine sul desiderio di diventare qualcuno, di contare, di lasciare una traccia; e su quanto tutto possa tornare fragilmente al nulla.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Related Posts