
Titolo originale: Batman Ninja
Paese di produzione: Stati Uniti, Giappone
Anno: 2018
Durata: 85 min
Genere: Animazione, Fantastico,
Regia: Junpei Mizusaki
Batman, Robin e la galleria di criminali di Gotham vengono teletrasportati nel Giappone feudale a causa di un esperimento di Gorilla Grodd. In un mondo dove il tempo si piega e la realtà si deforma, i cattivi diventano daimyo, e Batman si ritrova a combattere con katane, armature tradizionali e… mecha giganteschi, in una danza caotica di tradizione e delirio.
Batman Ninja è un incantesimo spezzato. Un rito visivo che tramuta uno dei più iconici eroi occidentali in un oni da ukiyo‑e, catapultato in un Giappone collassato tra passato e futuro. Non è un film di supereroi. È un esoterismo pop trasportato in anime, un convoglio di simboli mascherato da cartoon.
Junpei Mizusaki e Takashi Okazaki scolpiscono un’estetica che fa tremare le ossa: linee forti, colori dilatati, acquerelli digitali che placcano i bui cieli di Edo con lanterne al neon. Le scene d’azione sono coreografie rituali, tanto pittoriche quanto esplosive, in bilico tra samurai cinema e teatro kabuki deformato. Ci sono momenti puro colpo sensoriale: inquadrature che sembrano sumi‑e in movimento, pioggia che batte su armature, fiori di ciliegio che cadono su katane.
Eppure, sotto la bellezza, pulsa un’abissale anarchia narrativa. La trama è un labirinto elettrico: personaggi che saltano di fazione, castelli che si trasformano in gigamecha, e Batman che, privo della sua tecnologia moderna, cerca il centro di sé in un mondo antico. Il cuore del film non batte nel “cosa succede?”, ma nel “come succede?”. Ogni frammento visivo è un incubo barocco, un mandala spezzato che ride della logica.
Molti criticano il plot caotico e i dialoghi improbabili. Ma questo caos è una forma: è il riflesso rumoroso del nostro investimento nell’eroismo, svuotato qui fino a diventare fumetto astratto. I reboot comunque non mentono: il villain più spaventoso non è Joker, ma la forma–non‑forma, il cliffhanger che si fa pantheon di girandole narrativi.
E le versioni? Quella giapponese è un canto sommesso. Quella statunitense… una conversazione da meme, un grinzo che ride dell’assurdo. Due facce del testimone stesso: l’irriverenza adulta e la visione infantile.
Su Reddit trovi chi lo odia — “puro delirio messo male” — e chi lo glorifica: “animazione pazzesca, esperienza totale”. Ed è qui che Batman Ninja vince: non divide, ma scuote.
Un testamento visivo sullo sradicamento, sulla fusione tra realtà e mito, tra Occidente granitico e Oriente liquido. Non è un’icona pulita. È un frammento folgorato e affilato del mito di Batman: un dio ninja intrappolato in follie samurai. E alla fine, senti le ossa tremare. E ringrazi.
