LE BASSIN DE J.W. [SubITA]

Titolo originale: Le bassin de J.W.
Nazionalità: Francia, Portogallo
Anno: 1997
Genere: Drammatico
Durata: 148 min.
Regia: 

Durante le prove di una rappresentazione teatrale (Inferno di Strindberg), due attori si conoscono meglio. Uno è Henrique, che ha il ruolo di Dio, e l’altro è Jean de Dieu, che interpreta Lucifero; ai due si aggiungono poi un certo Max Monteiro, ossessionato dal femminile, e la misteriosa Arianna.

Fra La commedia di Dio (1995), che lo rivelò alla platea mondiale, e Lo sposalizio di Dio (1999), Joao Cesar Monteiro interruppe momentaneamente la trilogia di Joao De Deus (cominciata con Ricordi della gialla, 1989) per girare questo Le bassin de J. W., vale a dire ‘Il bacino di John Wayne’. Siamo sulla falsariga delle coeve pellicole del cineasta portoghese: due ore e un quarto di durata, dialoghi non troppo presenti e battute laconiche a non finire, recitazione altrettanto smorta e argomenti che possono variare dall’escatologico allo scatologico; anche formalmente il film appartiene in maniera fin troppo evidente alla fase finale della produzione di Monteiro: lunghi pianosequenza a camera fissa (che comunque testimoniano la buonissima preparazione degli interpreti), ampi, una certa di geometrie sugli sfondi, azione dispensata con il contagocce. Al pari di Godard, che è sempre stato un suo punto di riferimento, Monteiro ‘prende a prestito’ l’-film per teorizzare, discutere, proporre, esporre, esporsi; c’è però, nel portoghese, molta meno visuale e un approccio ben più diretto e chiaro alla materia narrativa, per quanto di diretto e chiaro anche in Le bassin de J. W. ci sia sostanzialmente poco. Tutto ciò che rimane allo spettatore è insomma una valanga di suggestioni, qui più verbali che visive, e la sensazione di avere assistito a qualcosa di geniale, ma espresso in un modo eccessivamente ostico, repellente alla comprensione. E questo può bene o dirsi di larga parte del di Monteiro. Nel cast: Pierre Clementi, Hugues Quester, Joana Azavedo, Jean Watan e lo stesso regista, cui viene accreditata anche la sceneggiatura, dichiaratamente ispirata a testi di Strindberg (per forza di cose), Pasolini, De Pascoaes, Breton e “Anonimo Esquimò”; l’idea di sognare John Wayne che scuote il bacino al Polo Nord proviene invece da una frase del critico cinematografico Serge Daney.

Guarda anche  RELIC [SubITA]

Recensione: filmtv.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Related Posts